Editoriali
Cosa porta von der Leyen oggi a Kyiv
È il suo primo viaggio del secondo mandato. La presidente della Commissione incontra Zelensky con l'obiettivo di aiutare l’Ucraina ad affrontare l’inverno, visto che la Russia ha passato gli ultimi mesi a distruggere le infrastrutture energetiche
Ursula von der Leyen oggi sarà a Kyiv per incontrare il presidente Volodymyr Zelensky, nel suo primo viaggio dopo aver presentato la nuova Commissione europea. La presidente porta in valigia un piano per aiutare l’Ucraina ad affrontare l’inverno, dopo che la Russia ha trascorso gli ultimi mesi a distruggere l’infrastruttura energetica del paese per cercare di piegarlo con il freddo e il buio. L’80 per cento delle centrali termoelettriche e un terzo della capacità idroelettrica sono stati distrutti da droni e missili russi. Secondo un rapporto dell’Agenzia internazionale dell’energia, l’Ucraina ha bisogno di 17 gigawatts di capacità per l’inverno. Von der Leyen propone un piano d’azione per “riparare, connettere e stabilizzare”, che dovrebbe permettere di coprire il 25 per cento del fabbisogno e contribuire a creare una infrastruttura di produzione di energia decentralizzata.
Le grandi centrali elettriche o di riscaldamento costruite in era sovietica sono un facile obiettivo. Colpirne una significa lasciare centinaia di migliaia di persone senza luce o riscaldamento. Per rendere l’Ucraina meno vulnerabile, il piano prevede la fornitura di rinnovabili (pannelli solari) e turbine a gas portatili (la produzione locale garantisce l’autosufficienza). Von der Leyen ha annunciato uno stanziamento di 160 milioni di euro per questo inverno, di cui 100 milioni dai proventi derivanti dagli attivi russi immobilizzati nell’Ue: “È giusto che la Russia paghi per la distruzione che ha causato”.
L’iniziativa è lodevole. Concentrati sulle urgenze legate alle armi, gli alleati di Kyiv a volte dimenticano altre priorità. Evitare alla popolazione ucraina una crisi di freddo è fondamentale per scongiurare una crisi dei rifugiati nell’Ue. Ma, come con le armi, la Commissione avrebbe fatto bene a muoversi prima. E gli stati membri avrebbero potuto evitare di arrivare fino all’orlo della catastrofe. Sarebbe bastato fornire più sistemi di difesa aerea per proteggere le infrastrutture energetiche.
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