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Alleanze strutturali

Le scommesse politiche di von der Leyen

David Carretta

La presidente della commissione europea vuole la “maggioranza Ursula” con Giorgia. Il dibattito tra Spitzenkandidat

Ursula von der Leyen ieri ha confermato che, se sarà nominata presidente della Commissione per un secondo mandato, intende aprire la sua maggioranza a Giorgia Meloni e Fratelli d’Italia, anche se esclude di lavorare con i partiti dell’estrema destra come il Rassemblement National di Marine Le Pen o Alternativa per la Germania. Durante un dibattito tra Spitzenkandidat – i candidati alla presidenza della Commissione indicati dai partiti europei – von der Leyen è stata più volte interrogata e contestata sulle sue aperture a Meloni e al gruppo sovranista dei Conservatori e riformisti europei (Ecr). La presidente uscente della Commissione e candidata del Partito popolare europeo ha confermato i tre criteri che intende imporre alla sua prossima maggioranza: essere pro Europa, pro Ucraina e pro stato di diritto. “Rassemblement National, AfD, Alleanza Wagenknecht, Confederation possono avere nomi e princìpi diversi. Ma hanno una cosa in comune: sono amici di Putin e vogliono distruggere la nostra Europa”, ha detto von der Leyen. Messa sotto pressione su Meloni, che il Partito socialista europeo (Pse) e i liberali di Renew considerano una linea rossa, von der Leyen ha fatto il passo più chiaro di sempre. “Ho lavorato molto bene con Giorgia Meloni al Consiglio europeo come ho fatto con tutti i capi di stato e di governo”, ha detto la presidente della Commissione. “E’ chiaramente pro europea. Contro Putin: è stata molto chiara su questo. Pro stato di diritto: vedremo. Poi offriremo di lavorare insieme”, ha detto von der Leyen. La “maggioranza Giorgia” – la coalizione di tutte le destre dal Ppe all’estrema destra di Identità e democrazia che Meloni dice di voler realizzare dopo il 9 giugno – non sarà esportata a Bruxelles. Ma la nuova “maggioranza Ursula”, se ci sarà, includerà Giorgia.

Von der Leyen scommette in una replica di quanto accaduto nel 2019, con Fratelli d’Italia al posto del partito nazionalista polacco Legge e Giustizia (PiS) a parti invertite. Cinque anni fa, dopo la nomina dei capi di stato e di governo, l’ex ministro della Difesa tedesco venne confermata dal Parlamento europeo per appena nove voti. Fu il “sì” del PiS, all’epoca al governo a Varsavia, a essere decisivo per la fiducia a Strasburgo. Ora il PiS è tornato all’opposizione, ma è Fratelli d’Italia che può fare la differenza, con i suoi probabili 25 eletti, compensando i franchi tiratori del Ppe, del Pse e di Renew. Von der Leyen ha riconosciuto che sul tema dei diritti Lgbt ha “un approccio completamente diverso” da Meloni. Ma ciò che conta per lei è “costruire una maggioranza al Parlamento su tutti i temi da portare avanti”. Se vuole applicare il cosiddetto “cordone sanitario” al gruppo di estrema destra Identità e democrazia (che comprende il Rassembement National e la Lega), la candidata del Ppe è rimasta più ambigua su una cooperazione con tutto il gruppo sovranista Ecr, di cui fa parte Fratelli d’Italia, ma che comprende anche partiti considerati più di estrema destra come i francesi di Reconquete! o gli spagnoli di Vox . “Non parlo di gruppi, parlo di singoli parlamentari”, ha detto von der Leyen.
Un’alleanza strutturale con Meloni è una scommessa che appare sempre più rischiosa per von der Leyen. Il pericolo è di vedere le altre componenti della sua attuale maggioranza – Pse e Renew – rivoltarsi contro di lei. Il candidato socialista, Nicolas Schmit, ha insistito sul fatto che Meloni e il suo gruppo rientrano tra le “linee rosse”. “Sono pronto a lavorare con tutte le forze democratiche, ma non considero che Ecr e Id siano forze democratiche. Hanno una visione molto diversa dell’Europa”, ha spiegato Schmit, sottolineando che “in Italia vediamo attacchi contro i media e contro i diritti donne”. Sandro Gozi, uno dei tre candidati di Renew, ha accusato von der Leyen di voler “aprire le porte a Ecr, Giorgia Meloni, Eric Zemmour, Vox, che combattono contro l’Europa e vogliono smantellare l’Ue dall’interno”. La candidata dei Verdi, Terry Reintke, ha definito l’estrema destra (nella quale include Meloni) come una minaccia interna analoga a quella esterna di Vladimir Putin.

Socialisti e liberali hanno anche contestato il bilancio di von der Leyen su diversi temi, come migranti e difesa. “Suppongo che lei sappia cosa sta accadendo in Tunisia a cosa accade ai rifugiati che sono spinti nel deserto, che sono picchiati, alcuni uccisi. Questo non è l’Europa. Questi non sono valori europei. Questo è un accordo con una dittatura particolarmente orribile. Non è combattere i trafficanti: è combattere i rifugiati”, ha detto Schimt. Gozi ha ricordato che la presidente della Commissione ha stanziato solo un miliardo per la difesa quando ne servirebbero cento. Impassibile, von der Leyen si è attenuta a risposte burocratiche sugli investimenti nell’istruzione nei paesi africani o le nuove risorse proprie per il bilancio dell’Ue.