Editoriali

Lukashenka e la prova di forza contro Putin: una battaglia persa

Redazione

Il video in cui il dittatore bielorusso precisa lo zar e indirettamente gli dice: non sono il tuo pupazzo. Nelle immagini ostenta sicurezza ma è rigido e intirizzito mentre accarezza il suo cane, ben conscio che da solo non sopravvive

Vladimir Putin non è solo, può contare su molti alleati e con uno di loro ha un rapporto ormai decennale di insofferenza copiosa e stima inesistente: Aljaksandr Lukashenka. Il dittatore bielorusso all’inizio della settimana è andato a visitare le sue truppe al confine con il corridoio di Suwalki, la striscia di terra che divide Polonia, Lituania, Bielorussia e Russia e che la Nato valuta, anche se con meno apprensione rispetto a qualche anno fa, come uno dei suoi punti di fragilità. Lukashenka si è presentato in tenuta militare, si è seduto con il suo cane e mentre lo accarezzava minacciava la Polonia e la Lituania. Nessuno si sarebbe accorto di questo momento se non lui non lo avesse usato per smentire Vladimir Putin e tutti i suoi servizi di sicurezza dicendo che gli attentatori erano diretti verso la Bielorussi e non verso l’Ucraina, come invece ripete Mosca. Nel suo primo discorso dopo l’attacco al Crocus, Putin aveva proprio detto che i terroristi avevano una “finestra” per scappare in Ucraina: contatti. Quindi Lukashenka si è preso la briga di smentire Putin in persona.

 

 

Va studiato tutto di quel video, perché il dittatore bielorusso ostenta sicurezza ma è rigido e intirizzito mentre accarezza il suo cane. Non è stata una gaffe, ha voluto far vedere a Putin che la sua obbedienza potrebbe non durare per sempre. In questi anni, abbiamo visto che, prima o poi, il riottoso Lukashenka torna nei ranghi, ma ora ha ricominciato a puntare i piedi. Nessuno quanto il dittatore bielorusso ha colto tutti i fallimenti del Cremlino e delle sue forze di sicurezza nella notte del Crocus e vedendo gli errori dell’altro è stanco di venire trattato come il partner di minoranza di un’alleanza che finora gli ha portato isolamento e sanzioni. Dall’altra parte, però, Lukashenka non può mollare Putin: da solo non sopravvive. E dopo aver represso, ucciso, rinchiuso in galera e cacciato qualunque oppositore in Bielorussia, c’è soltanto un leader disposto a considerarlo il legittimo presidente della sua nazione: Vladimir Putin.