Il "mal di testa globale"

La Cina, gli affari e gli estremisti. Chi è il nuovo premier del Pakistan, Shahbaz Sharif

Francesca Marino

A Islamabad la "coalizione" per tenere fuori dalle istituzioni i sostenitori di Imran Khan è fatta anche di partiti religiosi. I due fratelli Sharif e la "missione" per "salvare il Pakistan" mantenendo il potere grazie agli investimenti dei cinesi, che non producono ricchezza, e i soldi dell'Fmi

E' ufficiale: Shahbaz Sharif è il nuovo primo ministro del Pakistan, eletto dalla Camera con 201 voti su 293 totali. A eleggere per la seconda volta Shahbaz primo ministro è stata ancora una volta una variopinta armata Brancaleone pomposamente denominata "coalizione". Sharif si è assicurato infatti i voti del suo partito, il PML-N, del Pakistan's People Party della famiglia Bhutto-Zardari e perfino del Muttahida Qaumi Movement guidato dall'esilio londinese dal controverso Altaf Hussein. Alla coalizione, tenuta ufficialmente insieme dalla volontà di "salvare il Pakistan" (leggi: tenere fuori da ogni posto di potere i membri del partito di Imran Khan), si sono aggiunti anche una manciata di partiti minori tra cui alcuni dei partiti religiosi. E non a caso, visto che sia Shahbaz che suo fratello Nawaz (tre volte premier) sono vicini agli integralisti islamici e proteggono da anni, finanziandola con denaro pubblico, anche la famigerata madrasa di Muridke che alleva jihadi per la Lashkar-i-Toiba e per altre organizzazioni "benefiche" come la Sipah-i-Saba e la Jaish-i-Mohammed.

 

I due fratelli sono inoltre molto vicini alla Tablighi Jamaat, organizzazione "missionaria" di stampo integralista di cui abbiamo, per inciso, anche una sede a Brescia. Ma Shahbaz, oltre che per le sue colorite vicende matrimoniali (cinque mogli in totale, di cui due-tre in contemporanea tra cui la scrittrice Tehmina Durrani), è famoso in Pakistan per le sue consumate doti di amministratore e di economista. Considerato a Lahore il "fratello intelligente" del duo Sharif, non ha mai commesso l'errore di andare contro i generali come ha invece fatto suo fratello Nawaz: interessato soltanto a portare denaro nelle casse pubbliche e in quelle di famiglia Shahbaz, durante il suo primo mandato ha passato senza battere ciglio una manciata di leggi oltraggiose: ha istituito il Consiglio speciale per la facilitazione degli investimenti, organismo che decide sulle politiche economiche e in cui adesso siede il capo dell'esercito; ha approvato una legge che attribuisce ai servizi segreti il potere di approvare o negare le nomine e i distacchi dei funzionari governativi e ha ceduto all'esercito la gestione di circa 45.267 acri di terreno coltivabile in Punjab.

 

D'altra parte, a lui l'agricoltura non interessa più di tanto. E' molto più interessato ai trasporti e all'energia elettrica: si devono a lui la costruzione della metropolitana di Lahore e di un certo numero di centrali (alcune a carbone, il che gli ha assicurato i voti dei possessori di miniere) costruite in gran parte sotto l'egida del China-Pakistan Economic Corridor. Non a caso, difatti, i primi a congratularsi con il neo-eletto premier sono stati Xi Jinping e il premier Li Qiang: i legami tra Sharif e la Cina sono “profondi come il mare e dolci come il miele”, per usare la retorica favorita nei rapporti tra le due nazioni. In passato i cinesi lodavano la “Punjab Speed” con cui Shahbaz portava termine i progetti e il neo-premier ha dichiarato che “il Cpec è il fondamento della traiettoria socio-economica del Pakistan”. Che, indebitato oltre ogni limite è ormai tenuto saldamente per la gola da Beijing. Tanto per fare un esempio, secondo gli accordi il Pakistan percepirà soltanto il 9 per cento degli utili generati dal porto di Gwadar. Il rimanente 91 per cento finirà dritto nelle capienti tasche cinesi per i prossimi quaranta anni. A beneficiare delle "migliaia di posti di lavoro" creati dal Cpec, inoltre, sono soltanto i cinesi. Alla manodopera locale vengono riservati soltanto lavoro di basso profilo e, comunque, i locali vengono pagati circa la metà dei cinesi che compiono lo stesso lavoro. L'economia del paese traballa da anni sull'orlo del collasso, con un'inflazione che ha raggiunto livelli record la scorsa primavera. Un salvataggio da parte del Fondo Monetario Internazionale ha tenuto a galla l'economia, ma il programma scadrà questo mese e il nuovo governo dovrà assicurarsi un altro piano a lungo termine del FMI. Perpetuando l'antica e onorata tradizione pakistana di pagare debiti con altri debiti facendoli pesare soltanto sui cittadini.

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