la guerra nei cieli

Kyiv libera pezzi di cielo. C'è aria di F-16

Cecilia Sala

Precipita un aereo russo al giorno. E’ cambiato qualcosa sopra l’Ucraina e le ipotesi sono due: le spie hanno capito come muovere la contraerea senza rischi oppure gli aerei americani sono arrivati

Ieri Kyiv ha rivendicato di aver abbattuto due aerei russi in dodici ore. E’ cambiato qualcosa nei cieli ucraini perché l’aviazione locale non era mai stata capace di infliggere danni alle armi più preziose di Vladimir Putin a questo ritmo. Le ipotesi sono due. La prima è che le spie e i soldati ucraini abbiano trovato un modo relativamente sicuro per muovere i sistemi di contraerea occidentali (soprattutto i sistemi missilistici americani Patriot) portandoli sempre più vicini alla linea del fronte senza metterli in pericolo. La seconda è che sia arrivata un’arma nuova che non è ancora stata annunciata al pubblico perché in guerra si usa così – non si spreca il vantaggio dell’effetto sorpresa e non si dà al nemico il tempo di organizzarsi. In questo secondo caso la prima indiziata è l’arma più pregiata che l’occidente abbia mai promesso all’Ucraina: gli aerei americani F-16. A dicembre gli F-16 assicurati dall’Olanda erano pronti per partire e, dal principio, il patto era che l’aviazione di Kyiv avrebbe ricevuto i nuovi caccia potenti e moderni entro la prima metà del 2024.

Alla vigilia del secondo anniversario dell’invasione totale un aereo russo da ricognizione A-50 era precipitato nella regione di Krasnodar, nell’ovest della Russia, e gli abitanti avevano cominciato a postare su Telegram i video dei pezzi del velivolo in fiamme girati affacciati dalle loro finestre. Gli A-50 hanno un radar montato sul dorso, sono preziosi perché costano più di trecento milioni di dollari, Mosca ne possiede soltanto una decina e ne aveva già perso uno in Ucraina a metà gennaio. Il totale degli aerei russi abbattuti negli ultimi dieci giorni ammonterebbe a undici – di alcuni si hanno soltanto le informazioni diffuse dall’aviazione di Kyiv, di altri ci sono le conferme dei civili russi che li hanno visti precipitare, le immagini della contraerea che li fa brillare in cielo di notte oppure i video dei piloti che sono dovuti atterrare con il paracadute per salvarsi dai roghi. Questa campagna nei cieli dell’Ucraina assomiglia a quella – efficace – condotta con i droni-barchino  contro le navi da guerra russe nel Mar Nero, ma va in scena in quota e, se funziona, ha un impatto  maggiore sul campo di battaglia. All’inizio di giugno Zelensky, annunciando la controffensiva d’estate con un’intervista al Wall Street Journal, disse: cominciamo perché non possiamo rimandare all’infinito ma, al posto nostro, nessuno proverebbe ad avanzare senza la possibilità di abbattere gli aerei nemici in cielo. L’allora capo di stato maggiore Valeri Zaluzhny poche settimane dopo disse che il problema più serio  sul campo era la mancanza di copertura aerea per le sue truppe. 

Il 23 febbraio i blogger militari russi hanno dato la notizia dell’incidente mortale sopra il Mar d’Azov con vittima  un A-50 prima che lo facessero le autorità ucraine. Soltanto dieci ore dopo l’aviazione di Kyiv ha annunciato che l’aereo era stato distrutto in un’operazione congiunta delle Forze armate e dei servizi segreti – proprio come succede per le operazioni di successo nella battaglia navale del Mar Nero. A quel punto i blogger militari pro invasione hanno provato a correre ai ripari spiegando che non si trattava di un successo ucraino bensì di fuoco amico russo – una ricostruzione che non fa fare una figura migliore all’apparato militare di Mosca. In un filmato girato alle sette di sera si vede l’A-50 che prova a difendersi lanciando razzi  in diagonale – gli esperti ne hanno dedotto che  stava tentando di ingaggiare i missili che gli venivano sparati contro. 
La nuova capacità ucraina di abbattere aerei russi di valore che viaggiano sopra il Mar d’Azov significa che Mosca dovrà o ritirarli, e di conseguenza perdere un vantaggio operativo nell’area, oppure prepararsi a sacrificarne molti.

Lo stesso giorno in cui era andato in fumo l’A-50 un aereo russo Su-34 era sparito dai radar nella regione di Kherson, nel sud dell’Ucraina. Gli abitanti della città avevano festeggiato con post pubblicati sui social network che recitavano: “I lanciamissili Su sopra le nostre teste non esistono più!”, almeno per un po’. Soltanto tra il 17 e il 23 febbraio l’aeronautica ucraina ha detto di aver colpito e distrutto cinque aerei da combattimento Su-34 e due Su-35 nel sud-est del paese. Il 23 febbraio ne sarebbero precipitati altri due: l’A-50 e il Su-34 che sorvolava Kherson. 

Nella settimana precedente al secondo anniversario dell’invasione totale Kyiv avrebbe abbattuto in media oltre un aereo russo al giorno. La strategia era togliere a Mosca un po’ del suo vantaggio materiale sul campo, rispondere alla conquista di Avdiivka  e arrivare al 24 febbraio spezzando l’illusione di invincibilità del Cremlino. Ora l’obiettivo è negare agli aerei russi l’accesso alle principali aree operative del campo di battaglia, lungo quei milletrecento chilometri di linea del fronte abitata da soldati che da mesi aspettano una buona notizia.

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