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relazioni tese

Trump minaccia l'Europa sulla difesa. E apre alla guerra commerciale tra Stati Uniti e Ue

David Carretta

L'ex presidente americano è tornato ad attaccare i paesi europei di non correre in soccorso in caso di attacco da parte della Russia. Ma i vertici comunitari temono soprattutto il confitto commerciale totale a colpi di dazi

L'ex presidente americano, Donald Trump, favorito per la nomination repubblicana per le presidenziali del 5 novembre, sabato è tornato a minacciare l'Europa di non correre in soccorso in caso di attacco da parte della Russia. Non è la prima volta che Trump mette in discussione l'articolo 5 del trattato della Nato. Ma questa volta è andato oltre. Trump ha detto che "incoraggerebbe" la Russia ad attaccare i paesi membri della Nato che non rispettano gli impegni di spendere il 2 per cento nella difesa. Durante un comizio, Trump ha suggerito che non intende difendere i paesi europei che non rispettano gli impegni finanziari dell'Alleanza atlantica. "Uno dei presidenti di un grande paese mi ha chiesto: Se non paghiamo e siamo attaccati dalla Russia, ci proteggerai? Ho risposto. Non pagate. Siete dei delinquenti. Diciamo che accade. No, non vi proteggerò", ha detto Trump. Il presidente del Consiglio europeo, Charles Michel, ha definito le parole del repubblicano come "imprudenti", che "servono solo gli interessi di (Vladimir) Putin". Ma c'è un'altra guerra che Trump minaccia e l'Ue teme: un conflitto commerciale totale a colpi di dazi e barriere non tariffarie.

La Commissione e gli stati membri hanno iniziato a discutere internamente le conseguenze commerciali di un possibile ritorno di Trump alla Casa Bianca. Sul commercio “niente può prepararci all'Armageddon Trump”, ci ha confessato una fonte europea. Negli ultimi tre anni, l'Ue ha cercato di rafforzare la sua sovranità e autonomia strategica. Ma il lavoro è stato appena avviato. L'Ue rischia di essere travolta dalla punizione commerciale di Trump che si abbatterà su di lei. Contrariamente al 2016, quando Trump arrivò alla Casa Bianca senza un chiaro programma e accerchiato da funzionari in grado di circoscrivere le sue iniziative più dannose, questa volta il favorito repubblicano ha un piano e una squadra di fedelissimi pronti ad attuarlo. L'Ue sarà toccata laddove fa più male: l'economia. In parte era già accaduto nel primo mandato, con l'imposizione di dazi su acciaio e alluminio, ma questa volta sarà su scala molto più ampia.


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Tornato al potere, una delle prime decisioni di Trump dovrebbe essere l'imposizione di un dazio minimo del 10 per cento su tutte le merci importate, che colpirebbe non solo la Cina ma anche l'Ue. Per i trumpisti, il deficit commerciale degli Stati Uniti con l'Europa - superiore a 200 miliardi di dollari - è il risultato di pratiche commerciali sleali. Il 10 per cento potrebbe essere il dazio minimo. In molti settori, Trump intende applicare aliquote più alte, fino al 20-25 per cento. Steven Cheung, portavoce della campagna di Trump, ha detto che l’ex presidente “ha chiarito che intende utilizzare ogni strumento a sua disposizione per difendere i lavoratori americani. Che si tratti di lavoratori del settore automobilistico, metallurgico, tecnologico o agricolo, non accetterà che altri paesi ci rubino il lavoro o prendano di mira le nostre industrie per distruggerle”. La Commissione di Ursula von der Leyen, nonostante i rapporti personali eccellenti con Joe Biden, non è riuscita a mettersi alle spalle i contenziosi ereditati dal primo mandato Trump. Sarà un incentivo in più per il repubblicano per usare la mano pesante.

Un altro settore in cui la mano vendicativa di Trump potrebbe abbattersi è il digitale. Tra multe per comportamenti anti-concorrenziali e nuova regolamentazione imposta con il Digital Services Act e il Digital Merkets Act, l'Ue ha considerevolmente aumentato la sua pressione sui giganti americani. La prossima amministrazione americana dovrà fare i conti anche sulla carbon tax alla frontiera che l'Ue ha introdotto sotto il nome di Cbam (Meccanismo di aggiustamento carbonio alla frontiera), Nel caso di Trump, che vuole abbandonare la transizione climatica, l'applicazione del Cbam da parte dell'Ue è quasi certa. L'arma dei dazi su digitale e ambiente, già brandita nel primo mandato, dovrebbe essere la risposta di Trump, magari ricorrendo alla sezione 301 della legge commerciale americana per punire pratiche sleali.

Nel 2018, dopo la prima ondata di dazi su alluminio e acciaio, la Commissione era presieduta da Jean Claude Juncker. L'ex premier del Lussemburgo riuscì a evitare lo scenario peggiore di una guerra commerciale totale, seducendo Trump e giocando sulla vanità e piccoli interessi elettorali. Juncker offrì molto poco: una quota significativa di soia americana da importare a dazio zero per evitare una guerra commerciale più ampia. L'allora presidente ne aveva bisogno per le elezioni di metà mandato. Juncker fu abile a sfruttare l'ego di Trump e a promettere di importare anche più gas naturale liquefatto. Ma questa volta, con la probabile conferma di von der Leyen, che ha mal nascosto il suo disgusto per Trump nei pochi mesi in cui hanno dovuto convivere al potere, l'Ue potrebbe non essere così fortunata.

L'uomo chiave sul commercio della prossima amministrazione Trump potrebbe essere Robert Lighthizer, che nel 2019 denunciava la “relazione molto squilibrata” nel commercio tra Ue e Usa. Anche Juncker alla fine fu costretto a rispondere sull'alluminio e l'acciaio imponendo dei dazi di rappresaglia su alcuni prodotti simbolo dell'America, come le Harley Davidson, Bourbon e Levi's. Con Biden, von der Leyen è riuscita a firmare solo una tregua. I dazi di rappresaglia nella disputa su acciaio e alluminio sono stati sospesi solo fino al marzo del 2025, appena due mesi dopo il giuramento del prossimo presidente degli Stati Uniti. Trump alla Casa Bianca aprirebbe la prospettiva di una guerra commerciale totale tra Ue e Usa.