In Pakistan vince le elezioni Ercolino sempre in piedi

Più voti che votanti per il futuro premier Nawaz Sharif

Francesca Marino

I candidati dell'ex premier e al momento carcerato Imran Khan sono costretti a essere votati come indipendenti, ma già in molti si spostano sull'autoproclamato vincitore Nawaz Sharif. Come sempre, a vincere è l'esercito, che tutto può 

La madre di tutte le elezioni truccate, l'ultima tornata elettorale in Pakistan, è arrivata alla necessaria comica finale. Nawaz Sharif, l'Unto dei Generali che si avvia a diventare primo ministro per la quarta volta, ha amabilmente ammesso, con tanto di lacrimuccia di commozione, di aver vinto le elezioni. Prima che i conteggi fossero terminati, ma questi sono dettagli. Nawaz ha difatti ottenuto il suo seggio a Lahore con una schiacciante maggioranza: 240.000 voti su un totale di 239.000 votanti. E no, non si tratta di un errore di stampa, ma delle cifre ufficiali riportate dal verbale di chiusura del seggio in questione.

Gli altri quattordici candidati hanno ottenuto zero voti. In pratica, non hanno nemmeno votato per sé stessi. I pachistani invece più che di elezioni parlano di “selezioni” politiche, e la barzelletta del giorno recita così: fino alla mezzanotte di ieri le elezioni erano soltanto “concordate”, dopo la mezzanotte sono state truccate. A sorpresa, difatti, a fare la parte del leone sono stati i candidati indipendenti: il cui successo è stato immediatamente letto dai locali media e da molta gente come se fosse una schiacciante vittoria dell'ex premier e al momento carcerato Imran Khan. Al suo partito difatti era stato proibito l'uso dell'abituale simbolo elettorale, e molti candidati erano stati costretti a candidarsi come indipendenti. Non tutti i candidati indipendenti erano sostenuti dal partito di Imran, però. E tutti gli indipendenti, che hanno vinto a maggioranza e costituiscono di fatto il più grande partito del paese, non possono formare un governo. Una volta eletti, devono scegliere da che parte stare: e in mattinata si diffondevano già voci di una massiccia adesione al partito di Nawaz Sharif. Che tecnicamente, è vero, risulta il partito che ha preso più voti. Non tanti da poter formare un governo, ma abbastanza da poter cantare vittoria e non far perdere del tutto la faccia ai generali che tanta pena si sono dati per organizzare questa farsesca kermesse elettorale.

Si è votato in un clima civile, democratico e disteso, difatti: l'esercito spiegato in forze a ogni angolo di strada, la rete dei telefoni cellulari silenziata, internet messo a tacere. Ai giornalisti è stato impedito di entrare nei seggi elettorali, alcuni membri delle commissioni elettorali hanno denunciato la presenza di "camere di tortura" all'interno dei seggi, agli osservatori internazionali è stato permesso di fare un rapido giro nel pomeriggio, accompagnati da scorte necessarie alla loro sicurezza, per constatare il regolare svolgimento delle votazioni. Tanto, le schede si truccano di notte.

Nawaz Sharif promette al popolo che sarà tre volte Natale e festa tutto l'anno, e incarica suo fratello Shahbaz e suo nipote Hamza (i cui rispettivi carichi penali sono stati cancellati di colpo quando Shahbaz è diventato premier e Hamza chief minister del Punjab) di esplorare coalizioni elettorali con Bilawal Bhutto Zardari: figlio della defunta Benazir e di Asif Ali Zardari, il famoso Mr. Ten per cent (la percentuale richiesta per promuovere affarucci vari) già presidente del Pakistan e appena rieletto in Sindh.

 

Nawaz Sharif, il futuro premier, è la versione politica del mitico Ercolino-sempre-in-piedi: è stato un paio di volte in galera, mandato in esilio, interdetto per dieci anni dai pubblici uffici, ma ritorna sempre. Più forte colpisci, più sorridente Nawaz si ripresenta per salvare il Pakistan da sé stesso e la sua famiglia dalla costante minaccia di bancarotta fraudolenta. Dicono che abbia finalmente imparato la lezione, e che questa volta si guarderà bene dallo scontentare l'esercito che lo ha benevolmente rimesso a guidare il paese dopo averlo esiliato e imprigionato. D'altra parte, questa volta l'esercito ha messo in scena un capolavoro degno di Feydau: Nawaz vince e vincono tutti i designati dalle divise khaki, ma il partito di Imran Khan si riconferma idealmente come il primo partito della nazione. Hai visto mai, in un futuro non molto lontano, i generali avessero bisogno di riportarlo al potere. Come da manuale, con una elezione libera, indipendente, e certificata dagli osservatori internazionali. In fondo il Pakistan, si sa, è la terra delle possibilità.

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