Charles Michel (Jonathan Raa/NurPhoto via Getty Images) 

ritiro improvviso

Charles Michel fa marcia indietro: non si candida al Parlamento europeo

David Carretta

Il presidente del Consiglio europeo ha deciso di restare nel suo attuale incarico fino alla fine del mandato, il 30 novembre. Le ragioni le ha spiegate con un post su Facebook (mossa discutibile). La sua squadra cerca di correre ai ripari ma la sua immagine non ne esce bene

Bruxelles. Charles Michel ha fatto marcia indietro. Il presidente del Consiglio europeo ha deciso oggi di non presentarsi più come candidato al Parlamento europeo e di restare nel suo attuale incarico fino alla fine del mandato, il 30 novembre. Alla sorpresa del suo annuncio di candidatura segue la sorpresa per il suo ritiro improvviso. Le ragioni le ha spiegate con un post su Facebook (altra mossa discutibile). "La mia scelta ha suscitato vive controverse mediatiche. Ne avevo previste una parte, dato l'aspetto inedito - alcuni diranno audace - della mia scelta. Ma ho sottovalutato l'ampiezza e la radicalità di alcune reazioni negative". Michel invoca "attacchi che feriscono, che prendono sempre il sopravvento sugli argomenti fattuali e obiettivi". Il presidente del Consiglio europeo, pur assicurando di non voler "danneggiare il progetto europeo", si interroga sulla "evoluzione della vita democratica". Ragioni personali. Perfino caratteriali. L'incapacità di reggere le critiche alla sua scelta di farsi paracadutare su un'altra poltrona dopo quella del Parlamento europeo. “Le comiche”, commenta un funzionario dell'Ue.

   

Michel aveva annunciato la sua candidatura al Parlamento europeo il 6 gennaio con un'intervista a tre giornali belgi. Si era giustificato con la volontà di presentarsi davanti agli elettori come ha sempre fatto. Questione di democrazia e responsabilità davanti ai cittadini. La reazione nella “bolla europea” era stata decisamente negativa. Per un paio di settimane sono piovute critiche sui grandi giornali. Anche perché l'Ue sta attraversando un periodo complicato. Viktor Orban con il suo veto paralizza il sostegno all'Ucraina (un vertice straordinario è convocato per il primo febbraio per cercare di uscire dallo stato). Le promesse sulle forniture di munizioni a Kyiv non sono state mantenute. La guerra è girata a vantaggio della Russia. A novembre Donald Trump potrebbe riessere eletto presidente negli Stati Uniti. Sulle elezioni europee di giugno pesa la minaccia di una brusca virata a destra, con un successo nelle urne dei partiti nazionalisti e di estrema destra. Subito dopo il Consiglio europeo deve scegliere i leader delle istituzioni europee per la prossima legislatura: il suo presidente, il presidente della Commissione, l'Alto rappresentante per la politica estera. Essendo considerato in gioco per alcuni di questi incarichi e altri (come presidente del Parlamento europeo), Michel difficilmente sarebbe stato visto come un mediatore onesto. La sua partenza anticipata avrebbe scompigliato il calendario politico per la necessità di trovare rapidamente un successore (si è fatto il nome di Mario Draghi).

  

Ora la squadra di Michel cerca di correre ai ripari, spiegando che quella di rinunciare alla candidatura per il Parlamento europeo è stata “una decisione assolutamente personale”. Che non ci sono state critiche da parte dei capi di stato e di governo (lo scrive lo stesso Michel su Facebook) né sulla candidatura né sulla marcia indietro. Che non ha mai pensato di farsi paracadutare in qualche altro incarico o a trasferirsi in un altro dei “top job” dell'Ue. Che il problema è il piccolo mondo della “bolla europea” e quello dei media ipercritici. Che Michel è determinato a svolgere la sua funzione fino in fondo. “Dedicherò tutti i miei sforzi alle mie attuali responsabilità con fermezza determinazione fino alla fine. Sarò sempre un fervente sostenitore di un'Europa democratica, forte, unita e padrona del proprio destino”, ha scritto il presidente del Consiglio europeo su Facebook.

 

C'è da interrogarsi sull'ambizione sconfinata e la debolezza psicologica di quest'uomo che è ai vertici dell'Ue da oltre quattro anni, in tempi di crisi senza precedenti. L'immagine di Michel non ne esce bene. Nella sua battaglia permanente con Ursula von der Leyen, che ancora non ha annunciato le sue intenzioni per le elezioni europee, ne esce definitivamente sconfitto. Ed è una sconfitta autoinflitta.

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