650 giorni di aggressione russa

Si fa forte il partito di chi vuole che l'Ucraina negozi con Putin che attacca spietato

Paola Peduzzi

Ad Avdiivka, nel Donbas, è "un film di zombi". Attacchi missilistici russi su tutto il paese. La Bild rivela un piano di Berlino e Washington per congelare il conflitto. Le parole (e i fatti) di Biden e Scholz

“Alcuni muoiono, altri continuano ad avanzare. E’ come un film di zombi”, ha detto alla France Press un soldato ucraino sul fronte di Avdiivka, la cittadina nel Donbas dove è iniziata “la terza ondata” di soldati russi contro la linea di difesa ucraina. Il campo è pieno di cadaveri, i russi scavano dei tunnel per prendere di sorpresa gli ucraini, le immagini che ci arrivano sono tragiche e coraggiose insieme, secondo le fonti ucraine ci sarebbero 40 mila soldati russi all’attacco.

L’intelligence di Kyiv ha rilasciato l’audio di una telefonata intercettata in cui un soldato russo dice di essere ricoverato in un ospedale civile a Rostov perché quello militare è pieno, “tre piani pieni di feriti, senza gambe, senza braccia, con altre parti del corpo mutilate, vengono soprattutto da Avdiivka”. Da settimane e settimane, da questa cittadina ormai quasi deserta e distrutta arrivano racconti di morti, feriti, zombi. Al 640esimo giorno di guerra, tra giovedì e venerdì sono stati lanciati 91 missili russi sulle città ucraine. E’ arrivata la neve, gli obiettivi principali sono l’elettricità e l’acqua.

In occidente non si fa che discutere di negoziati, stallo, stanchezza.

La Bild ieri ha pubblicato un articolo che è stato molto citato perché racconta di un “piano segreto” di Germania e Stati Uniti – i due paesi che più spendono militarmente e finanziariamente per sostenere la difesa ucraina contro l’aggressione di Vladimir Putin – per dare a Kyiv lo stretto necessario per mantenere la linea del fronte mentre aspettano che Volodymyr Zelensky capisca che non può vincere, meglio scendere a patti. In sostanza: un conflitto “congelato”, lo stesso che accettammo nel 2014 e che di congelato aveva soltanto la determinazione occidentale a respingere l’offensiva della Russia – morirono a migliaia, così come accade oggi.

Questo articolo è stato molto citato perché il partito del negoziato inevitabile si è molto ampliato nell’ultimo mese e mezzo, complici: la crisi mediorientale, la controffensiva ucraina senza successi conclamati (che cinismo), le decisioni rimandate in Europa su munizioni e fondi da stanziare, le pressioni al Congresso americano da parte dei repubblicani che vogliono ridurre il sostegno a Kyiv per andare contro a quella che definiscono “la guerra di Biden” e il discorso di Putin al G20 malignamente equivocato come un’offerta di pace.

Secondo le fonti della Bild, il ministro della Difesa tedesco, Boris Pistorius, che due giorni fa era a Kyiv (mentre Putin era ad abbracciare il dittatore bielorusso a Minsk), è contrario a questo piano, ma la decisione sarebbe del cancelliere tedesco, Olaf Scholz. Gli esperti sentiti dalla Bild dicono che è un piano destinato a fallire e criticano il capo del governo tedesco, oltre che l’Amministrazione americana. Basandosi sui fatti: Biden continua a ripetere che la difesa dell’Ucraina è la difesa dell’occidente, se Putin vince, perdiamo tutti; Scholz ha detto al presidente russo durante il G20 che se vuole porre fine al conflitto come dice, deve ritirarsi dall’Ucraina. Berlino ha stanziato un altro pacchetto di aiuti militari per Kyiv di 1,3 miliardi di euro e fornirà un altro sistema Patriot all’Ucraina durante l’inverno.
 

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi