Dietmar Bartsch,parlamentare di Die Linke - foto LaPresse

Editoriali

La Linke s'è persa: è scissione

Redazione

Il partito perde lo status di "Fraktion" e molti soldi. La Germania alle prese con la sua prima volta

Forse quella che si trova oggi a metà cammino sarà ricordata come la legislatura delle prime volte in Germania: la prima volta che un governo federale si appoggia a una maggioranza composita come il semaforo dei rossi di Olaf Scholz, dei Verdi di Robert Habeck e dei gialli (liberal-conservatori) di Christian Lindner ma anche la prima volta che una “Fraktion”, un gruppo parlamentare, si scioglie per dare vita a due “sottogruppi” più piccoli e, per lo stesso motivo, meno tutelati dal Bundestag. L’annuncio è di ieri: la Linke, la formazione socialcomunista già forte all’est orfano della Ddr, il 6 dicembre perderà il rango di Fraktion per l’uscita di dieci deputati capitanati da Sahra Wagenknecht, che della Linke è stata capo-Fraktion. Una mossa insolita, una prima assoluta, commentano i giornali tedeschi. È vero: a differenza di quanto fa nell’Italia delle mille sigle, in Germania la sinistra procede per aggregazioni più che per scissioni. Nel 1990 i Verdi occidentali si fusero con Alleanza 90, una lista orientale a sua volta formata dall’incontro di tre gruppi di opposizione al regime del socialismo reale.

Il Pds, il papà della Linke, fece lo stesso unendosi nel 2007 con Wasg, una coalizione di due liste di sinistra-sinistra presenti in Baviera e nel nord-ovest tedesco. L’uscita dei dieci deputati del Bws (l’Alleanza Sahra Wagenknecht) rappresenta quindi un trauma per l’intera tradizione progressista post-riunificazione. Un trauma reso più amaro per la Linke dalla rotta scelta dal Bws, che punta a fare concorrenza ai sovranisti dell’AfD con una piattaforma socialista da un lato ma anche “prima i tedeschi” dall’altro. E poi c’è la questione dei soldi: perdendo lo status di Fraktion, i deputati tanto della Linke quanto quelli scissionisti perdono anche il diritto al finanziamento (alla Linke sono andati 11,2 milioni di euro nel 2022) riservato ai partiti con almeno il 5 per cento dei deputati d’Aula. L’ormai ex gruppo dovrà liberare le stanze di lavoro al Bundestag e licenziare i suoi 108 dipendenti.

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