Una passeggiata a cavallo davanti a una raffineria BP e a una centrale elettrica a carbone Uniper a Gelsenkirchen (AP/Martin Meissner) 

I Verdi sono meno verdi in Germania: la guerra e le spese militari vengono prima

Daniel Mosseri

Con una novità introdotta nella Klimagesetz, la legge sul clima, la protezione dell’ambiente si fa un po’ meno rigida. Il vicecapogruppo della Cdu accusa l’esecutivo semaforo di mettere in discussione l’affidabilità del percorso verso la neutralità climatica che Berlino spera di raggiungere nel 2045

Berlino. Ritornano i Verdi di Lutzerath, dal nome del borgo renano abbandonato che a gennaio il governo di Olaf Scholz, sostenuto anche dagli ecologisti, ha fatto spianare per permettere l’estrazione di carbone dal sottosuolo. Allora contro il pragmatismo dei Grünen, che però rivendicavano lo spegnimento di due mega centrali a carbone nella stessa regione, protestavano Greta Thunberg e la galassia ambientalista. Oggi invece è l’opposizione moderata a soffiare sul fuoco.

 

Venerdì il Bundestag ha discusso di protezione del clima e il vicecapogruppo della Cdu, Andreas Jung, ha affermato che “se queste misure le avessimo proposte noi, i Verdi sarebbero scesi in piazza”. Jung accusa l’esecutivo semaforo di mettere in discussione l’affidabilità del percorso verso la neutralità climatica che la Germania spera di raggiungere nel 2045. A mettere il governo sul banco degli imputati è la novità introdotta nella Klimagesetz, la legge sul clima: i singoli ministeri, come il Dipartimento dell’Edilizia o il ministero dei Trasporti, non dovranno essere più essere soggetti a obiettivi settoriali fissi in base ai quali vengono misurati i progressi in ogni settore. La protezione dell’ambiente, insomma, si fa un po’ meno rigida mentre allo stesso tempo si eliminano i “programmi di emergenza” che la legge precedentemente imponeva agli stessi ministeri. Soddisfatti solo i Liberali, costola destra della maggioranza, fautori di un “ecologismo realista”.

 

L’introduzione di una misura di flessibilità ha scatenato Greenpeace, per una volta sostenuta dal partito che fu di Angela Merkel. La coperta, d’altronde, è corta: le finanze servono per la Difesa e l’accoglienza dei profughi né l’economia, affannata, è di grande aiuto. Il governo Scholz incassa così la stoccata della progressista Süddeutsche Zeitung secondo cui “al semaforo la propria legge sul clima non piace più”.

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