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In Sudamerica

L'omicidio di Villavicencio, candidato alla presidenza dell'Ecuador

Maurizio Stefanini

Il presidente Guillermo Lasso ha decretato 60 giorni di stato di emergenza, ma dice che le elezioni si faranno comunque. “Per la sua memoria e per la sua lotta, vi assicuro che questo crimine non resterà impunito”, ha promesso. Sospese le campagne elettorali di tutti gli avversari per solidarietà alla vittima

Fernando Villavicencio, candidato alla presidenza dell’Ecuador alle elezioni del prossimo 20 agosto per il centrista Movimiento Construye, aveva dovuto nascondersi nella giungla per sottrarsi alla persecuzione del regime di Rafael Correa. E’ stato assassinato con tre colpi d’arma da fuoco a Quito dopo un comizio. Sindacalista, giornalista e politico, Villavicencio aveva 59 anni e la sua popolarità era aumentata in seguito alle sue denunce su scandali come quelli delle tangenti del colosso delle costruzioni brasiliano Odebrecht, delle irregolarità nella costruzione della centrale idroelettrica Coca Codo Sinclair e negli affari a Petroecuador. Nei sondaggi si trovava tra il 6 e il 17 per cento, ed essendo in crescita poteva aspirare al ballottaggio, per cui sono in corsa anche i favoriti Luisa González, del movimento Revolución Ciudadana dell’ex presidente chavista Rafael Correa (tra il 23 e il 40 per cento delle intenzioni di voto) e l’ex vicepresidente Otto Sonnenholzner, del partito di centro-sinistra Avanza (tra il 6 e il 20). 

Tutti i candidati hanno sospeso la campagna elettorale per solidarietà con la vittima, e il presidente dell’Ecuador Guillermo Lasso ha decretato 60 giorni di stato di emergenza, ma dice che le elezioni si faranno comunque. “Per la sua memoria e per la sua lotta, vi assicuro che questo crimine non resterà impunito”, ha promesso. Lasso si è dimesso dopo aver sciolto una Assemblea nazionale in cui era in netta minoranza con un procedimento definito “morte incrociata”, annunciando la sua non ricandidatura. “Le divergenze politiche si risolvono alle urne. Quindi come Revolución Ciudadana siamo solidali con la famiglia del candidato”, ha detto Luisa González. Ma Alexandra Villavicencio, sorella dell’ucciso, accusa sia lei sia Lasso. “Se succede qualcosa alle nostre vite, riteniamo responsabili il governo e Correa”.

Mercoledì pomeriggio Fernando Villavicencio stava parlando a una manifestazione nella parte centro-nord della capitale. Secondo i video e i testimoni dell’evento, è stato aggredito da sicari che gli hanno sparato più volte. Sei persone sono state arrestate per presunto coinvolgimento nel crimine. Gli arresti sono avvenuti nel corso di una serie di blitz compiuti a Conocoto e San Bartolo, due quartieri della capitale ecuadoriana, secondo quanto reso noto dalla procura. La procura riferito anche della morte per ferite da arma da fuoco di un sospetto catturato sulla scena del crimine, che è stato colpito nella reazione all’attentato della scorta di polizia che accompagnava Villavicencio. Il partito dell’assassinato denuncia che nella notte dopo il delitto il suo quartier generale a Quito è stato attaccato da uomini armati.

Nato a Alausí nel centro dell’Ecuador l’11 ottobre 1963, Fernando Alcibiades Villavicencio Valencia dopo aver studiato Giornalismo e comunicazione sociale in Colombia aveva iniziato la sua carriera lavorativa presso l’azienda statale Petroecuador, diventò dirigente sindacale, poi fece il giornalista in varie testate e ricoprì il ruolo di consigliere politico. Nel 2021 era stato eletto deputato per Alianza Honestidad, che metteva assieme i socialisti e un gruppo di centro-destra. Ma nel 1995 fu tra i fondatori del movimento di Unità Plurinazionale Pachakutik, di orientamento socialista e indigenista. Nel 1999 venne licenziato dal governo di centro-destra dell’ex presidente Jamil Mahuad, con una procedura che venne in seguito ritenuta irregolare in tribunale e per cui ricevette un risarcimento con cui aprì una pizzeria, assieme a uno dei suoi fratelli. Creatore di un portale di giornalismo investigativo, venne denunciato da Correa per diffamazione e condannato con due colleghi a 18 mesi di carcere e al pagamento di 47.000 dollari. Si recò a Washington per chiedere misure cautelari contro il suo arresto alla Corte interamericana dei diritti umani, e quando tornò nel paese trovò un mandato di cattura nei suoi confronti, per cui prima si nascose in Amazzonia e poi ottenne asilo in Perù. Nel 2018 è stato infine riconosciuto innocente.

Nella sua ultima intervista, il giorno prima del delitto, Villavicencio aveva detto appunto che avrebbe presentato nuove prove sulla corruzione al tempo del governo di Rafael Correa, nel programma “Vera a su manera!”, intervistato dal giornalista e politico Carlos Vera. Il delitto però, in un primo momento era stato attribuito ai narcos messicani del Cartello di Sinaloa, poi è stato rivendicato con un video da Los Lobos, un gruppo di sicari collegato ai narcos messicani del Cartello di Jalisco.

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