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I repubblicani fermi al 6 gennaio

Fox News, trumpismo e Big Lie: è stata la mano di Murdoch

Giulio Silvano

Lo scandalo sulle responsabilità dell’emittente che ha sostenuto la non-sconfitta di Trump sta raggiungendo il suo apice. Adesso avrà un impatto sui media, il GoP e soprattutto sulle presidenziali del 2024

Durante la sua carriera politica Donald J. Trump ha litigato con molte persone ed è riuscito ad allontanare dal Partito repubblicano figure che hanno fatto la storia degli Stati Uniti, come John McCain e George W. Bush. Ma se c’è un alleato rimasto fedele a lungo, almeno fino alla sua apparente rovina, quello è Fox News. Negli anni della presidenza, dal 2016 al 2020, giornalisti e giornaliste della Fox hanno cercato in ogni modo di coprire le bufale, le menzogne, le gaffe, le giravolte di un presidente che, primo nella storia, ha fomentato una rivolta per poter restare alla Casa Bianca. Ed è proprio lì, dal 6 gennaio del 2021, quando una folla ha violentemente forzato gli ingressi del Campidoglio al grido di “impicchiamo Mike Pence”, il vicepresidente che aveva autorizzato la certificazione del voto, che la fedeltà della Fox è passata dall’imbarazzante al delinquenziale.

 

Pur di non perdere pubblico, il network televisivo di Rupert Murdoch avrebbe continuato a condividere informazioni false spingendo la narrativa trumpiana, secondo la quale c’erano stati dei brogli e Joe Biden non era un presidente legittimamente eletto. Murdoch e la dirigenza avevano paura che, se i telegiornali e i talk show della Fox avessero detto la verità sulle elezioni – cioè che Biden aveva vinto e Trump aveva perso – il loro business model sarebbe crollato. Molti dirigenti avevano il terrore che i telespettatori li mollassero per Newsmax, emittente ancora più a destra che negli ultimi anni ha aumentato gli ascolti concentrandosi su teorie della cospirazione antidemocratiche e facendo l’occhiolino agli estremisti nazionalisti. E così Fox per non farsi sostituire come principale network dell’alt-right ha continuato a nutrire la sua audience con una menzogna, la Big Lie, che ha destabilizzato il paese, contribuendo a creare il clima per l’attacco di Capitol Hill. Questo è quello che viene fuori da centinaia di testimonianze, messaggi, e-mail, raccolte per la causa intentata da Dominion Voting System contro la Fox. L’azienda produttrice di macchinari per il voto elettronico, molto utilizzati in certi stati, sostiene che i programmi della Fox abbiano distrutto la sua reputazione. Nei mesi tra 2020 e 2021 si è parlato spesso della loro apparente inefficacia, usata come teoria per sostenere la non-sconfitta di Trump. Non solo, in certi casi alcuni ospiti e conduttori sono arrivati a sostenere che l’azienda fosse nata in Venezuela per aiutare Hugo Chávez a vincere, e che gli algoritmi fossero stati manomessi per spostare i voti. Dominion chiede 1,6 miliardi di dollari.

 

Murdoch, testimoniando, ha detto: non è stata la Fox a perpetuare la Grande Bugia, ma i singoli conduttori e giornalisti, ammettendo che personalità in vista come Sean Hannity, Jeanino Pirro, Lou Dobbs e Maria Bartiromo hanno fatto circolare le falsità sulle irregolarità elettorali. Il tycoon ha anche detto che avrebbe potuto fermarli ma non l’ha fatto, e il motivo è il profitto: evitare che crollassero le percentuali auditel. Proprio quando il pubblico pro Trump ha iniziato a disaffezionarsi alla Fox e a spostarsi su altri canali, dirigenti e conduttori hanno cercato di mettere in primo piano teorie cospirazioniste sul voto, spingendole ancora di più, per recuperarli. Una gara al ribasso demagogico. Ron Mitchell, responsabile della programmazione di prima serata, aveva scritto in un messaggio che la Fox “non dovrebbe mai dare un motivo ai telespettatori per cambiare canale”.

 

Emerge anche che dentro la Fox c’è uno scollamento tra quello che si pensa e quello che si dice. Tutti sapevano che Biden era stato legittimamente eletto e ripetevano una cosa in cui non credevano. Hannity, che conduce un seguitissimo programma serale di politica, scriveva in un messaggio: “E’ fondamentale rispettare il nostro pubblico, anche se non siamo d’accordo”. Cioè mentire per non alienarselo. Lo stesso Murdoch nel 2020, dopo aver visto una conferenza stampa di Rudy Giuliani, avvocato e fedelissimo di Trump, avrebbe detto: “Sono entrambi sempre più pazzi. Il vero pericolo è quello che potrebbe fare da presidente”. Però, allo stesso tempo, diceva ai dirigenti: “Non possiamo inimicarci ulteriormente Trump”. Le frasi che colpiscono di più sono quelle di Tucker Carlson, che ha uno dei programmi più guardati e che grida quasi ogni sera contro l’agenda progressista, il wokismo, Hunter Biden, Antifa e Black Lives Matter. Nel 2021 Time l’ha chiamato “il più potente conservatore in America”. In passato ha elogiato il premier ungherese Viktor  Orbán, e anche il presidente russo Vladimir Putin; “Non mi importa se dicono che sono una sua pedina”, ha detto. Ha smesso di difenderlo dopo l’invasione, pur criticando il massiccio invio di armi e gli interessi dei dem a “difendere i confini altrui e non i nostri”. Vista la veemenza con cui Carlson ha difeso per anni Trump, hanno fatto notizia le sue frasi dette e scritte in privato. “Tra poco, pochissimo, potremo ignorare Trump quasi tutte le sere. Non vedo l’ora lo odio immensamente”. E poi: “Stiamo tutti facendo finta di difenderlo, perché ammettere che è stato un disastro è troppo difficile da digerire. Trump non ha nemmeno un lato positivo”. E ancora:  “È solo bravo a distruggere le cose. È una forza demonica, un distruttore, ma non riuscirà a distruggere anche noi. Ci penso ogni giorno da quattro anni”. Ha anche detto che il comportamento del presidente, dopo che ha perso le elezioni, è stato disgustoso.

 

Il comportamento di questi personaggi risulta ancora più eversivo se si pensa che per anni hanno parlato di fake news, attaccando Cnn, Abc, Nbc, spingendo gli alternative facts e facendo crollare la fiducia di molti elettori nel giornalismo. Carlson, nonostante sostenesse la storia delle elezioni rubate, non vedeva l’ora che Trump se ne andasse dalla Casa Bianca. E, per non scontentare la sua audience, il presentatore sta continuando la sceneggiata, cercando di riscrivere la storia del 6 gennaio. Lo speaker repubblicano Kevin McCarthy, eletto a fatica solo dopo aver negoziato con gli estremisti del partito, in cambio dei voti aveva promesso di rilasciare i filmati ufficiali del giorno dell’attacco al Campidoglio. McCarthy ha deciso di dare queste 41mila ore di riprese a Carlson che le sta mostrando in tv da una settimana. Un’azione di taglia e cuci propagandistica che sembra uscita da una dittatura novecentesca. “Erano pacifici, erano turisti”, ha detto Carlson mostrando una clip in cui due rivoltosi guardano alcuni dépliant in un corridoio del Senato. “Si fanno dei selfie, sorridendo. Non stanno distruggendo il Campidoglio, anzi, lo riveriscono”. La Casa Bianca ha condannato la gestione delle immagini, ma Fox continua a nutrire quelle menzogne che hanno polarizzato l’America. Anche una parte del Partito repubblicano, che vorrebbe una nuova vita post Trump, ha preso le distanze da Carlson. Il senatore Thom Tillis ha detto che quello che sta facendo il conduttore è “una stronzata”. Mitch McConnell, leader della minoranza al Senato, ha detto: “È stato un errore” mostrare i video così, come se non ci fosse stata violenza”.

 

Lo scandalo, partito con la causa intentata da Dominion, è uno dei più grandi ad aver colpito il giornalismo americano, e potrà avere degli effetti sulle presidenziali del 2024. Ma per prima cosa gli effetti li vedremo sulla Fox, e sulla sua sopravvivenza come organo d’informazione principale della destra Maga. Molti dipendenti non sono contenti, e si lamentano di non aver ancora ricevuto informazioni dai piani alti. Alcuni pensano che Rupert Murdoch potrebbe sacrificare la ceo di Fox News Suzanne Scott, anche se forse non basterebbe per coprire uno scandalo che mostra come il profitto abbia portato a mentire. L’altro al centro dell’uragano è l’erede designato dell’impero, Lachlan Murdoch, più coinvolto di quanto si pensasse: ha ammesso di aver dato istruzioni dirette ai conduttori sulle domande da fare e su come esaltare un sentimento trumpiano. Mentire, come hanno fatto alla Fox, con l’energia che c’era alla fine del 2020, vuol dire essere complici di un movimento antidemocratico. Ma gli effetti di questa storia, come notano alcuni, potrebbero espandersi a tutta l’informazione, anche fino a quel giornalismo che ha seguito delle regole deontologiche, e che magari non ha il capitale di Murdoch per reggere al terremoto. Per il Partito repubblicano, questa storia, mostra invece l’ennesima frattura: gli estremisti del Freedom Caucus (e chi come McCarthy è ormai nelle loro mani) da una parte, e chi invece vorrebbe tirare una linea e ripartire da zero dopo i disastri del trumpismo. Una linea difficile da tirare finché Donald Trump resterà, nei sondaggi, la prima scelta del popolo conservatore.