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Perché i russi anti Putin hanno fatto due blitz nell'oblast' di Bryansk

Andrea Braschayko

In un video il nazionalista russo Denis Nikitin, smentisce la versione del Cremlino che aveva accusato Kyiv dell'assalto ai villaggi di Lyubichane e Sushany

La narrazione fornita dal Fsb, e le conseguenti versioni diffuse dai media di Mosca, hanno definito il blitz di ieri nei villaggi di Lyubichane e Sushany un attacco terroristico ad opera di un "gruppo di nazionalisti ucraini", entrati in Russia dal confine di Chernihiv. Sembrerebbe, invece, che i circa quarantacinque sabotatori dei due piccoli caseggiati nell’oblast’ di Bryansk farebbero parte del Rdk, il corpo volontario dei cittadini russi formatosi nell’aprile del 2022 per combattere l’esercito di Putin in Ucraina. Molti di loro hanno fatto parte dell’estrema destra russa, nonostante siano una parte minoritaria di essa rispetto ai neonazisti di Wagner e ai neozaristi come Strelkov. In ogni caso Kyiv ha da subito negato di aver addestrato i combattenti a compiere l’operazione, né di averne a che fare.

   

Nel breve video “manifesto” dell’operazione, uno dei volti più noti del battaglione, il nazionalista russo Denis Nikitin, smentisce la versione del Cremlino. "Non siamo qui per combattere i civili, ma per mostrare ai nostri connazionali che c’è speranza, i russi liberi devono imbracciare le armi unendosi alla lotta contro il regime", dichiara nel video Nikitin, il cui vero cognome è Kapusti, mentre indica l’indirizzo sul cartello di un centro della guardia medica di Lyubichane. Nel breve filmato è insieme ad un altro combattente russo, Aleksander, nome di battaglia “Fortuna”.

  

Il 31 marzo dello scorso anno sul suo canale Telegram Nikitin aveva chiamato alle armi i nazionalisti bianchi europei. Nonostante il disprezzo per il presidente ebreo Zelensky colpevole di voler "svendere l’Ucraina all’Occidente e promuovere il peggio dei valori liberali", la guerra in Ucraina era nella visione di Nikitin l’occasione per i nazionalisti di combattere una battaglia per il futuro politico e identitario di entrambi i paesi. Un’inchiesta del giornale indipendente ucraino Zaborona del 2020 aveva ricostruito i legami di Nikitin con gli esponenti più radicali di Azov, gli ultras calcistici. Prima del match Russia-Inghilterra agli Europei del 2016, insieme ad un altro centinaio di hooligans russi Nikitin aveva messo Marsiglia a ferro e fuoco, durante i celebri scontri in cui due tifosi inglesi finirono in coma e uno rimase paralizzato.

    

Fino ad allora, Putin aveva favorito l’ascesa dell’estrema destra in Russia per quasi due decenni, oltre a finanziare quella in Europa. Avvicinandosi ad ospitare i Mondiali del 2018, il governo russo cominciò però a mutare il rapporto con alcuni dei gruppi più violenti, temendo cattiva pubblicità durante l’evento: probabilmente è proprio quell’episodio che sancì la fine della protezione delle forze dell’ordine russe verso Nikitin, che attraverso i contatti con Azov si trasferisce Ucraina nel 2017, dove apre un locale di combattimenti a Kyiv, il Reconquista. I legami tra l’estrema destra ucraine e quella russa sono ben più complessi della semplice retorica nazionalista.

   

Nonostante abbia speso molto tempo in Germania – possiede pure la cittadinanza tedesca – con gli ultras del Colonia, il vero impero di Nikitin è infatti quello dei combattimenti di MMA, grazie al quale si è imposto come una delle figure principali dell’underground di destra in Europa. "Pare connesso attraverso le attività di combattimento e vandalismo in ogni paese europeo" dice l’esperto di estremismo di destra Robert Klaus. Anche il suo brand White Rex nasce nel mondo delle arte marziali miste; dai primi passi nelle città russe nel 2008 esso diventa un marchio che accompagna molti importanti eventi di combattimento organizzati in giro per l’Europa, anche da CasaPound a Roma, diffondendosi poi generalmente come marca di abbigliamento sportivo dell’estrema destra, in cui più che riferimenti espliciti a messaggi d’odio o simboli apertamente nazisti, i riferimenti sono vicini al suprematismo bianco e alla lotta contro il mondo liberale. Nel 2019, secondo lo Spiegel, Nikitin viene brevemente arrestato dalla polizia ucraina per traffico di droga, ma sembra essersi rivelato utile dopo l’invasione russa, anche se non di certo affidabile o presentabile.

    

Come sottolineato dal giornalista di Bellingcat Michael Colbrone, nel 2019 a Nikitin fu posto il divieto all’ingresso in Germania per sospetto di legami con i servizi segreti russi, e dunque pure il suo legame con gli ucraini potrebbe non essere cristallino, nonostante figuri come volontario dallo scorso anno. È anche questo uno dei motivi per cui in molti a Kyiv hanno parlato di “false flag” e provocazione russa, mentre Mikhailo Podolyak e il portavoce dell’intelligence Andriy Yusov hanno più ambiguamente evocato la lotta partigiana e il crescere dei disordini interni alla Russia, quasi un’ironica riproposizione della decennale propaganda russa sui movimenti spontanei dei cittadini ucraini contro il regime di Kyiv.

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