La svolta di Tokyo sulla Difesa militare

Giulia Pompili

La Russia e la Cina insieme sono una minaccia alla sicurezza. Così il Giappone spenderà per riarmarsi fino a circa il 2 per cento del pil entro il 2027

“Le potenze imperialiste si riarmano per prepararsi alla Terza guerra mondiale” è il titolo di un articolo di un noto portale di teorie complottiste che in questi giorni ha circolato molto nelle chat di propaganda russe e cinesi. Il riferimento è alla notizia del riarmo giapponese deciso dal governo guidato da Fumio Kishida. Il documento di Sicurezza nazionale, quello di Difesa e il budget giapponese per il prossimo decennio sono l’inizio di un cambiamento epocale per  Tokyo e per gli equilibri militari del Pacifico. Ma a marzo era stato il cancelliere Olaf Scholz ad annunciare il riarmo della Germania con un fondo da 100 miliardi di euro per modernizzare le Forze armate e l’aumento delle spese per la Difesa al 2 per cento del pil entro la fine dell’anno.


Solo che poi la Germania aveva in parte ritrattato: non raggiungeremo il 2 per cento né quest’anno, né il prossimo anno, ha fatto sapere il portavoce del cancelliere, e probabilmente ci servirà più tempo. Anche la spesa per la Difesa di Tokyo aumenterà fino a circa il 2 per cento del pil del paese entro il 2027, per un totale di circa 43.000 miliardi di yen (300 miliardi di dollari), 1,6 volte il totale del quinquennio attuale. Gli armamenti giapponesi saranno poi diversificati: il governo  – che per Costituzione, dal Dopoguerra, non può avere un vero esercito ma solo Forze di autodifesa – sposta un po’ la sua capacità da completamente difensiva a parzialmente offensiva.  Kishida ha preso una decisione in linea con la Costituzione nipponica ma condizionata dalla situazione internazionale attuale: il mondo è cambiato, dal 24 febbraio scorso, e lo è non solo in Europa, ma anche nell’area del Pacifico. 

 

Il senso di urgenza del Giappone è dovuto a una questione geografica e di alleanze. L’arcipelago giapponese è l’unico esposto alle minacce sia russe, sia cinesi, sia nordcoreane. Le relazioni tra Tokyo e Mosca sono al minimo storico, e così anche la disputa territoriale relativa a quelle che la Russia chiama catena delle isole Curili e il Giappone Territori del nord, isole contese dove  negli ultimi cinque anni Mosca ha accelerato l’istallazione di presidi militari. Ad agosto, durante le esercitazioni militari cinesi al largo dell’isola di Taiwan, lo show di forza di Pechino dopo la visita della speaker americana Nancy Pelosi a Taipei, un missile balistico cinese venne lanciato – molto probabilmente di proposito – nelle acque  territoriali dell’estremo sud del Giappone, al largo della prefettura di Okinawa. Era un messaggio. Così come di messaggi politici e militari si parla da quando Russia e Cina hanno intensificato le loro esercitazioni militari congiunte, ed effettuano manovre molto ravvicinate al Giappone non a caso. Il 19 ottobre dello scorso anno, dieci navi da guerra russe e cinesi, in formazione congiunta, hanno attraversato per la prima volta il cruciale stretto di Tsugaru, che divide le due isole principali dell’arcipelago giapponese, quella del nord, l’Hokkaido, e quella centrale dell’Honshu. Quelle dello stretto di Tsugaru sono tecnicamente acque internazionali, ma solo per uno stratagemma del Dopoguerra: furono lasciate libere per permettere all’America di attraversare il Giappone con le testate nucleari senza circumnavigarlo. Quella prima esercitazione congiunta nelle acque del Pacifico serviva a mostrare la forza offensiva di Pechino e Mosca, con il dichiarato scopo di “accerchiare il Giappone” ed eventualmente avvicinarsi alle basi militari americane nell’area. Il cambio di passo nell’assertività russo-cinese già allora era piuttosto chiaro nei corridoi del Kantei, il palazzo del governo di Tokyo. Ma anche dopo l’inizio della guerra della Russia contro l’Ucraina, sul fronte opposto, gli show di forza russo-cinesi nel Pacifico sono continuati: attraverso lo stretto di Tsushima, nel Giappone sud-ovest; poi lo Stretto di La Pérouse, tra l’isola russa di Sakhalin e l’Hokkaido giapponese, e lo stretto di Osumi, tra il Kiushu e l’isola Tanega. 

 

Nel documento pubblicato dal governo giapponese, si legge che se le azioni militari russe “hanno scosso le fondamenta stesse dell’ordine internazionale e sono percepite come la minaccia più significativa e diretta alla sicurezza nella regione europea”, ma pure quelle che si svolgono da mesi nella regione dell’Indo-Pacifico “insieme al suo coordinamento strategico con la Cina, destano forti preoccupazioni per la sicurezza”. Washington ha benedetto questo cambio di strategia del Giappone, che riconosce in Russia e Cina – e nella loro partnership militare – un problema molto concreto nel Pacifico. E’ anche per questo che la scorsa settimana è stato ufficializzato, dai governi di Giappone, Regno Unito e Italia, il  Global Combat Air Programme per la creazione di un nuovo ambiziosissimo aereo da guerra chiamato Tempest, che secondo il primo ministro inglese Rishi Sunak manterrà “il paese al sicuro dalle nuove minacce che dobbiamo affrontare”. Per il Giappone si tratta della prima alleanza di Difesa con partner non americani. L’accordo è stato accolto con freddezza solo dal governo italiano. Ieri il ministro della Difesa Guido Crosetto ne ha parlato per la prima volta, e ha detto a Reuters: “L’Italia può continuare su questa strada solo se ha lo stesso peso del Giappone e della Gran Bretagna sulla tecnologia, sulla ricerca e poi, se sarà il caso, sui risultati”, dando meno rilevanza alla strategicità dell’accordo e più peso agli affari.  
 

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.