Kyiv fa un'operazione mediatica e un'inversione retorica: ora dice che Mosca è fortissima

La nuova linea dei vertici politici e militari di Kyiv è lanciare un allarme coordinato, il punto sono gli alleati da convincere e i mobilitati russi da temere. Due ipotesi

Cecilia Sala

Solo un mese fa, in visita nella città di Kherson appena liberata, Zelensky aveva detto: “E’ l’inizio della fine della guerra”. Oggi c’è un improvviso sforzo coordinato nella comunicazione  delle autorità per dire che saremmo tornati quasi dove eravamo il primo giorno dell’invasione.

Nel numero dell’Economist che esce oggi, i vertici politici e militari di Kyiv raccontano a che punto è la guerra usando parole inaspettate, e annunciano l’inizio di una nuova fase del conflitto che potrebbe cominciare già a gennaio. In poche parole spiegano che la Russia sta preparando una nuova grande offensiva e “potrebbe tentare un secondo assalto alla capitale già il mese prossimo”. Sono le parole del  capo delle Forze armate Valery Zaluzhny, ma le ha ripetute il presidente Zelensky e poi il ministro della Difesa Reznikov. Solo un mese fa, in visita nella città di Kherson appena liberata, Zelensky aveva detto: “E’ l’inizio della fine della guerra”. Oggi c’è un improvviso sforzo coordinato nella comunicazione  per dire che saremmo tornati quasi dove eravamo il primo giorno dell’invasione. 


Ieri, mentre su tutto il territorio ucraino arrivavano missili nel nono più violento raid aereo da quando Vladimir Putin ha cominciato la strategia dei bombardamenti a tappeto delle infrastrutture energetiche il 10 ottobre, uscivano le prime reazioni alla nuova linea mediatica del governo ucraino. Zelensky e Zaluzhny hanno parlato con l’Economist, mentre il ministro Reznikov ha fatto eco con un’intervista al Guardian dal titolo: “Putin prepara una nuova offensiva su vasta scala per l’anno prossimo”, i contenuti sono simili ma il periodo che viene suggerito è il mese di febbraio – i russi starebbero preparando una replica pressoché identica del loro primo tentativo fallito. 


Persino il solitamente taciturno generale Oleksandr Syrskyi – quello che è riuscito a difendere la capitale a febbraio e ha disegnato la strategia per liberare la regione di Kharkiv a settembre con la più spettacolare delle controffensive ucraine – ha concesso un’intervista all’Economist. Il comandante delle forze di terra che è il secondo più alto in grado tra i militari ucraini dopo Zaluzhny dice che “i russi non sono idioti e non sono deboli. Chiunque li sottovaluti è destinato alla sconfitta”. 


Dai tempi (molto recenti) in cui Zelensky diceva “cittadini della Crimea, stiamo arrivando!”, il cambio di registro e di retorica è piuttosto brusco e che si tratti di una, legittima, campagna coordinata è chiaro. Gli analisti militari, il New York Times e lo stesso Guardian che ha raccolto una di questa serie di interviste allarmate, hanno aggiunto che la sequenza di briefing alla stampa internazionale sembra fare parte di un “grande sforzo guidato per mettere in guardia contro l’autocompiacimento tra gli alleati occidentali ed evidenziare che la Russia non ha smesso di rappresentare un rischio per l’Ucraina”. Il messaggio sembra indirizzato soprattutto fuori dai confini e il senso è evitare che chi sta aiutando Kyiv pensi che il più sia stato fatto, che dopo i successi sul campo e il flusso incessante di aiuti militari che va avanti da un anno, gli ucraini abbiano già quello che serve per proseguire la controffensiva nei modi e nei tempi che riterranno opportuni. Quelli di Kyiv sono degli avvertimenti e, per il New York Times, sembrano anche un modo per replicare alla campagna di Mosca per persuadere gli alleati occidentali dell’Ucraina a fare pressioni su Zelensky per farlo sedere al tavolo di un negoziato. Un tavolo che sarebbe una finzione scenica per dare più tempo alla Russia di riorganizzarsi, addestrare i nuovi mobilitati, e preparare un’altra invasione. Il generale ucraino Oleksiy Hromov giovedì ha parlato di questa ipotesi di un tranello, dicendo che la Russia sta cercando di costringerli ai colloqui solo per ottenere una pausa strategica che permetta la rigenerazione delle sue truppe.


Tra le paure che Reznikov ha elencato al Guardian, ce n’è però una più urgente. Reznikov dice che la mobilitazione di Putin sta funzionando, anzi le nuove reclute “stanno venendo preparate al 100 per cento”. Zaluzhny e Syrskyi hanno ripetuto lo stesso concetto con parole molto simili. 


Se i nuovi mobilitati sono poco addestrati e male equipaggiati, tra i 200 e i 300 mila uomini in più a disposizione di un esercito fanno la differenza sul campo di battaglia, soprattutto in difesa. Per esempio, la controffensiva sorprendente di Syrskyi nella oblast di Kharkiv difficilmente sarebbe riuscita: lì i russi hanno cominciato a scappare quando i primi blindati ucraini sono arrivati unicamente perché erano rimasti in pochi a presidiare la zona.
 

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