Foto di Apichart Weerawong, via LaPresse 

il ritratto

Chi è Viktor Bout, Il trafficante di armi scambiato dagli Stati Uniti per Brittney Griner

Massimo Morello

Ex ufficiale dell'Armata rossa, a lui è ispirato il film "Lord of war". Dal 1992 si è messo in affari: nel suo catalogo Ak47, sistemi missilistici e una flotta di 60 aerei. Nel 2010 fu estradato in America. Ora Biden l'ha rilasciato in cambio della cestista

Bangkok. “A volte hanno bisogno di un freelance come me. Mi chiami demone, ma sono un demone necessario” dice Yuri Orlov, il personaggio interpretato da Nicolas Cage alla fine del film “Lord of war”. Quel demone è anche il personaggio di una Bangkok dove la possibilità di un pericolo, come un battito cardiaco irregolare, è imprevedibile. Demoni e personaggi, in posti come Bangkok a volte sono in carne e ossa, personaggi che vivono nell’ombra. Come Viktor Anatolyevich Bout, ex ufficiale dell’Armata rossa divenuto trafficante d’armi. Su di lui hanno scritto un libro, “Merchant of Death: money, guns, planes, and the man who makes war possible” e il libro ha ispirato il film “Lord of war”.

 

Nel 2008 Bout era stato arrestato al Sofitel silom hotel di Bangkok da agenti del Csd, la Crime suppression division thailandese, e della Dea, la Drug enforcement administration americana. Secondo le autorità, in questo modo era stata sventata la vendita di un importante stock di armi, compresi missili antiaerei, al gruppo terroristico delle Farc, le Forze armate rivoluzionarie della Colombia, finanziate col narcotraffico. Il che spiegava il coinvolgimento della Dea. 

 

Nel novembre 2010 fu estradato negli Stati Uniti e l’anno seguente una corte federale di Manhattan lo ha dichiarato colpevole di “cospirazione” per aver cercato di vendere armi a organizzazioni terroristiche. Viktor, fu scritto, “è entrato nell’ombra dei fantasmi, ma potrebbe riapparire quando meno te l’aspetti”.
È riapparso oggi, quando è stato liberato con uno scambio di prigionieri per la cestista americana Brittney Griner, accusata dai russi di possesso e utilizzo di droga e incarcerata dieci mesi fa.

 

“Se Viktor Bout non esistesse, uno scrittore di gialli dovrebbe inventarlo”, ha scritto il Guardian nel 2008. Nato a Dushanbe in Tagikistan nel 1967, ex agente del Kgb, Bout si mette in affari nel 1992. Grazie ai suoi contatti, riesce ad accedere agli arsenali dell’ex Unione sovietica. In brevissimo tempo organizza una complicata rete internazionale per la vendita di armi. Nei primi tre anni di attività rifornisce diverse milizie afghane. Quindi si orienta sul mercato africano. Tra i suoi clienti figura il dittatore liberiano Charles Taylor, sotto processo per crimini contro l’umanità. Nel 2003, infine, la guerra in Iraq gli offre nuove e maggiori opportunità. Il suo catalogo è completo: dall’Ak47 a sofisticati sistemi missilistici terra-aria ed elicotteri da combattimento. Parallelamente costruisce un impero economico nel settore dell’aviazione civile, arrivando ad avere una flotta di 60 aerei per il trasporto di persone e merci registrate sotto una dozzina di società internazionali. Sembra che l’Antonov AN-12, l’aereo utilizzato in una delle scene principali del film “Lord of war”, sia stato affittato proprio da una compagnia di Bout.

 

A Bangkok, dove le analisi geopolitiche si confondono coi pettegolezzi dei bar, il periodo tra l’arresto e l’estradizione negli Stati Uniti è diventato la trama di una nuova storia. Si diceva che i russi avessero offerto un taglio al prezzo del petrolio e gli americani avessero rilanciato con quella di armamenti. Altri ancora sussurravano che nell’esercito thai ci fossero elementi coinvolti nei traffici di Bout. Un’ipotesi che sembrava confermata dai rapporti pubblicati da WikiLeaks nel 2010, secondo cui l’ambasciatore americano in Thailandia temeva che gli stessi agenti della Dea fossero stati soggetti a pressioni e tentativi di corruzione.

 

La storia si complica ulteriormente il 13 dicembre 2009, quando le autorità thai scoprono un carico di quasi 40 tonnellate d’armi – compresi missili e lanciarazzi – a bordo di un Ilyushin II-76 proveniente dalla Corea del nord e diretto in Ucraina mentre fa rifornimento all’aeroporto Don Mueang di Bangkok. Gli investigatori cercano subito si stabilire una connessione con Bout, che però si perde nei passaggi di proprietà dell’aereo. Quello che si riesce a scoprire, almeno secondo fonti del ministero degli Esteri thai, è che le armi erano destinate all’Iran. Ipotesi destinata a restare tale perché pochi mesi dopo, il 13 febbraio 2010, i cinque membri dell’equipaggio, un bielorusso e quattro kazaki, vengono estradati nelle  nazioni d’origine. 

 

A Bout non è riservata la stessa sorte. Il 16 novembre 2010 Viktor è stato trasportato dalla prigione di massima sicurezza di Bang Kwang all’aeroporto di Don Muang. Sua moglie Alla si è presentata alle porte della prigione dieci minuti più tardi. Alle 13.27 Bout era in volo su un aereo che aveva per destinazione finale l’America. “Non finisce qui” disse sua moglie Alla in una conferenza stampa a Bangkok. È il regalo per l’anno nuovo, ha dichiarato Alla oggi, mentre Viktor era in volo per Mosca.

Di più su questi argomenti: