L'inverno ribaltato

Sul campo di battaglia neanche il freddo sta con Putin

I 300 mila kit artici di Kyiv contro i mobilitati russi che non hanno i calzini e abbandonano il fronte

Cecilia Sala

Il “generale inverno” aveva salvato i russi da Napoleone perché erano in difesa e le tempeste di neve penalizzavano quelli con le linee logistiche lunghe e fragili (che in Ucraina sono i russi). Non hanno le tecnologie che servono a resistere e Kyiv ha già vinto a Kharkiv e Kherson convincendo i soldati di Putin a fuggire da condizioni impossibili

I chirurghi di Leopoli hanno  portato a termine due trapianti di cuore, un trapianto di fegato e sei di reni senza luce, con una torcia. Il negoziato non c’è e mentre Kyiv ripete ai suoi cittadini di scappare dalle zone appena liberate perché sono le più esposte alle bombe russe sulle centrali energetiche, mentre chiede ai cittadini  all’estero di rimanerci perché l’inverno sarà pericoloso per i civili, ragiona sul futuro della guerra sapendo che, sul campo di battaglia, la situazione è ribaltata. I soldati di Kyiv hanno 300 mila kit artici pensati per sopravvivere anche ai poli, i soldati di Putin non hanno neppure i kit di primo soccorso. Il “generale inverno” aveva salvato i russi  da Napoleone e da Hitler perché i russi  erano in difesa e le tempeste di neve penalizzavano quelli con le linee logistiche più lunghe e  fragili (che questa volta sono i russi).  Mosca ha cominciato la sua invasione totale il 24 febbraio e tre settimane dopo ha dovuto abbandonare il nord e le ambizioni sulla capitale perché nella colonna di mezzi lunga sessanta chilometri che marciava verso Kyiv le prime file avevano finito cibo e carburante, rischiavano di morire per ipotermia. Quella di Putin è una guerra di aggressione che non ha senso paragonare a quelle antiche in cui era la Russia l’aggredito. 


Il ministro della Difesa del governo britannico Ben Wallace, da una base militare nel sud dell’Inghilterra, ha detto che – considerando l’asimmetria in termini di qualità dell’addestramento e dell’equipaggiamento tra ucraini e russi, che fa la differenza soprattutto in inverno – Kyiv dovrebbe continuare la sua controffensiva nei mesi freddi. Le decine di migliaia di truppe ucraine che, a rotazione, sono andate a imparare dagli istruttori militari inglesi nelle valli del Kent, sono tutte tornate a casa con delle tute speciali per stabilizzare la temperatura corporea anche in condizioni estreme. Gli analisti militari ucraini si lamentano di un discorso che si fa solo fuori dai confini del paese sulla “pausa invernale”. E’ possibile che, come dopo la controffensiva per liberare la oblast di Kharkiv, una pausa strategica ci sia ma potrebbe essere breve e non c’entra con le temperature anzi, sono il fango e la pioggia a mettere in difficoltà i militari e finiranno proprio quando il freddo arriverà.

Il ragionamento di Wallace suggerisce di sfruttare il “momentum” cioè la spinta delle controffensive già riuscite (ed evitare che i russi si riorganizzino). “Un’unità russa è stata schierata senza cibo, senza neanche i calzini e con poche armi. Li infilano in un tritacarne. Solo una nazione che non si prende cura della propria gente  manda 100 mila dei suoi a morire abbandonati”. 


Dei mobilitati russi che erano stati schierati sul fianco est del fiume Dnipro, non lontano dalla città di Kherson ma sulla sponda opposta, non erano neanche stati avvisati dai superiori del ritiro dei loro compagni e che di conseguenza Kherson sarebbe tornata nelle mani di Kyiv. Per loro significava finire nel raggio di azione dell’artiglieria e dei droni ucraini contro i quali non avevano nessuna arma di difesa, così hanno girato un video per dire ai comandanti “noi ce ne andiamo” e lo hanno fatto. Nella registrazione dicono anche: “Non eravamo equipaggiati quindi non potevamo neppure provare a reagire, l’unica cosa che potevamo fare era morire”. A Svatove, in Donbas, è successo qualcosa di simile: i mobilitati hanno abbandonato le posizioni, secondo la testata indipendente russa Sota i superiori hanno deciso di togliergli il cibo per costringerli a tornare in prima linea. Ci sono almeno sette prigioni tra la oblast di Luhansk e la porzione occupata di quella di Donetsk piene di mobilitati russi che si stanno rifiutando di combattere. Durante le settimane della mobilitazione, la società leader  per la produzione di kit di pronto soccorso aveva pubblicato una specie di sfogo in rete: “Se il telefono non squilla per tre minuti interi è un record, hai giusto il tempo per bere. Ma non hai tempo per fare pipì, devi andarci con il telefono in mano (scusate per i dettagli). In media, ogni minuto ci arrivano cinque ordini. Ma, come al solito, nessuno è stato preparato in anticipo. E’ fisicamente impossibile avere il tempo di aiutare tutti, quando l’intero paese sta chiamando il tuo numero”. Tutti i maschi maggiorenni russi stavano chiamando quel numero perché rischiavano di essere mandati in guerra con la forza e sapevano che, se non se lo fossero procurati da soli un kit di emergenza, il loro esercito non glielo avrebbe dato.

Kyiv ha riconquistato la regione di Kharkiv e Kherson senza spargimenti di sangue da una parte o dall’altra, ma perché i russi si sono scoperti deboli e sono scappati (nel primo caso) o si sono ritirati ordinatamente (nel secondo). D’inverno sono più deboli.

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