editoriali
L'estradizione in Cina è un problema
Che cosa dice l’importante sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo
Il mese scorso la Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo ha emesso una sentenza importante. Il caso era quello del cittadino taiwanese Hung Tao Liu, sul quale pendeva dal 2016 un red notice, un mandato d’arresto internazionale dell’Interpol, da parte della Repubblica popolare cinese. Dopo essere stato arrestato in Polonia, nel 2018 un tribunale di Varsavia aveva autorizzato l’estradizione verso Pechino. Le accuse contro di lui erano di frode telematica. Liu si è rivolto quindi alla Corte europea, e il 6 ottobre è arrivata la decisione dei giudici: la sua estradizione è in violazione dell’articolo 3 della convenzione sui Diritti umani, quella che proibisce i trattamenti “inumani o degradanti”, e in violazione dell’articolo 5, quello sul “diritto alla libertà e alla sicurezza”. Le argomentazioni dei giudici sono essenziali per capire quanto siano controversi, a oggi, i trattati di estradizione in essere con la Repubblica popolare cinese, in quella che l’ong Safeguard Defenders ha definito una “decisione epocale” per la tutela dei diritti umani in Europa. Secondo la Corte, considerati gli ultimi report sulla situazione giudiziaria in Cina, le garanzie di un giusto processo, e il fatto che “la pratica della tortura e dei maltrattamenti” siano “ancora profondamente radicati” nel sistema cinese per estorcere confessioni, Liu non deve essere estradato in Cina. E’ una riflessione che vale non solo per lui, ma per tutte le richieste pendenti da parte di Pechino.
La vicenda del taiwanese Liu è tornata a far discutere in questi giorni in cui si parla moltissimo in Europa delle cosiddette “stazioni di polizia cinesi” all’estero – la cui vicenda, per quanto riguarda la presenza in Italia, è stata rivelata per la prima volta da questo giornale – perché aumenta il sospetto di una rete di controllo, intimidazione e sorveglianza cinese su territori stranieri molto più estesa di quanto si possa pensare. Anche le istituzioni al più alto livello se ne stanno rendendo conto.
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