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Sesso e consenso in Spagna: “sì vuol dire sì” ora è legge

Redazione

Madrid ha adottato una misura già prevista in altri tredici ordinamenti europei. Visto il tema delicato, il dibattito ne esce un po' stravolto: se sei contrario o se intravedi delle difficoltà vuol dire che sei a favore degli stupri

La Camera spagnola ha approvato in via definitiva il disegno di legge “in cui solo un sì è sì”, che prevede cioè che venga considerato uno stupro qualsiasi atto sessuale in cui una delle persone coinvolte non abbia dato il proprio consenso esplicito. Il silenzio non è più consenso in Spagna, non si può più desumere da un atteggiamento della vittima, e non serve nemmeno che ci siano state minacce o costrizioni contro l’aggredito. “D’ora in poi nessuna donna dovrà dimostrare che è stata usata violenza o intimidazione perché il consenso venga riconosciuto per quello che è”, ha detto Irene Montero, ministra dell’Uguaglianza del governo socialista guidato da Pedro Sánchez. La legge sul “sì vuol dire sì” è stata approvata a larga maggioranza: hanno votato contro i deputati del Partito popolare e l’estrema destra di Vox.

Il dibattito sulla questione del consenso in Spagna si è acceso dopo un terribile episodio di cronaca del 2016, quando a Pamplona, durante la corsa dei tori, cinque ragazzi hanno stuprato in gruppo una ragazza inerme e con gli occhi chiusi: secondo la difesa, quello era il segno del suo consenso al sesso. A parte la legge bandiera con uno slogan particolarmente adatto agli hashtag su Twitter, in realtà la Spagna non ha fatto altro che adottare una misura già prevista in altri tredici ordinamenti europei, come quello inglese e quello tedesco, in cui è considerato stupro una penetrazione senza consenso. Il dibattito però – come accade ormai sempre, non solo in Spagna, quando si trattano questioni importanti che riguardano le relazioni sessuali – è stato scandito  dall’idea che questa fosse la “legge dei giusti” per cui se sei contrario o se intravedi delle difficoltà vuol dire che sei a favore degli stupri. Così i dubbi sollevati sulla applicabilità di una norma che rischia di complicare, più che semplificare, il ricorso alle autorità in caso di violenze e abusi sono stati liquidati. E guai a discuterne ancora.  

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