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Brava Amanpour su Raisi. La giornalista della Cnn rifiuta il velo

Redazione

Le proteste delle donne che bruciano i loro hijab dopo la morte di Mahsa Amini. Così dovrebbero apparire anche le giornaliste occidentali al cospetto di mullah e turbanti iraniani. Se non gli va bene, tanti saluti

Le proteste stanno dilagando in Iran e le donne stanno bruciando i loro hijab dopo la morte avvenuta la scorsa settimana di Mahsa Amini, in seguito al suo arresto da parte della “polizia morale” e alle percosse che l’hanno mandata in coma. Mercoledì Christiane Amanpour, storico volto della Cnn, aveva programmato una intervista al presidente iraniano Ebrahim Raisi. Sarebbe stata la prima intervista in assoluto di Raisi sul suolo statunitense, durante la sua visita a New York per l’Assemblea generale dell’Onu. Dopo settimane di pianificazione e otto ore di installazione di apparecchiature per la traduzione, luci e telecamere, la Cnn era pronta. Ma non c’è stato nessun segno di Raisi. “Il presidente mi ha chiesto di indossare un hijab, perché sono i mesi sacri di Muharram e Safar”, racconta Amanpour. “Ho gentilmente rifiutato. Siamo a New York, dove non c’è legge o tradizione sul velo. Ho fatto notare che nessun precedente presidente iraniano lo ha richiesto quando li ho intervistati al di fuori dell’Iran”. E così l’intervista è saltata.

 

  

Diversa la risposta di Lesley Stahl della Cbs, che si è velata per intervistare Raisi. Senza dover rievocare Oriana Fallaci che si tolse il velo con l’ayatollah Khomeini, Amanpour ha dimostrato una fibra morale che Stahl non ha avuto. Perché il momento è storico. La crudeltà del regime nei confronti delle donne si è intensificata da quando è salito al potere Raisi. Il velo obbligatorio non deve più coprire solo il capo, ma anche il collo e le spalle. Le donne iraniane che pubblicano foto di se stesse senza l’hijab sono private dei diritti sociali per un periodo che può variare da sei mesi a un anno. Ma continuano a fotografarsi senza velo. E così dovrebbero apparire le giornaliste occidentali al cospetto di mullah e turbanti iraniani. Se non gli va bene, tanti saluti. Non è che ci perdiamo molto, a parte il solito negazionismo della Shoah. 

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