Jair Bolsonaro durante il suo discorso alla 77esima Assemblea generale dell’Onu (Ansa) 

EDITORIALI

In vista delle elezioni in Brasile, Bolsonaro è scatenato all'Assemblea dell'Onu

Redazione

Il presidente brasiliano dice che le sanzioni contro Putin sono sbagliate, ma è in campagna elettorale


Primo capo di stato a parlare alla 77esima Assemblea generale dell’Onu dopo il segretario António Guterres, il presidente brasiliano Jair Bolsonaro ne ha approfittato per tenere un comizio, esattamente come aveva fatto a Londra in occasione dei funerali di Elisabetta II, dal balcone dell’ambasciata brasiliana. In Brasile si vota il 2 ottobre con ballottaggio il 30, i sondaggi gli danno fra i 3 e i 15 punti di distacco da un Lula a cui potrebbero mancare 3 o 4 punti per vincere al primo turno, ed evidentemente ogni occasione per lui è buona per cercare di recuperare.

 

Va detto che Lula, in alcune interviste, per esempio durante il suo ultimo tour in Europa, disse cose che sconcertarono gli stessi intervistatori. “Perché Daniel Ortega può stare 16 anni al potere e Angela Merkel no?”. “La polizia che picchia i manifestanti non c’è solo a Cuba ma dappertutto”. Ma Bolsonaro riesce regolarmente a fare di peggio. All’Onu ha offerto asilo ai sacerdoti cattolici perseguitati in Nicaragua, ma poi ha detto di essere contro le sanzioni “unilaterali” alla Russia, confermando un suo feeling con Putin. Stupisce un po’ anche il suo insistere che la guerra potrebbe risolversi col “dialogo”, che non è propriamente uno dei suoi strumenti di politica interna preferiti.

 

Nel vantare i successi del suo mandato ha celebrato, assieme alla “lotta alla corruzione” e agli “ottimi risultati economici”, anche l’alto tasso di vaccinazione contro il Covid, “oltre l’80 per cento”: malgrado proprio lui dicesse che chi si vaccina rischia di “trasformarsi in caimano”, e l’anno scorso alla precedente Assemblea di New York si sia ridotto a mangiare una pizza per strada  pur di non vaccinarsi e ottenere un green pass. Vero però che effettivamente, come ha ricordato, con lui il Brasile ha accolto 350.000 venezuelani “in fuga dalla violenza e dalla fame”, assieme ad altri  “haitiani, siriani, afghani, ucraini”. Per lo meno in questo Bolsonaro si differenzia da altri leader di idee politiche affini ai quali viene spesso associato.

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