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in Uzbekistan

Così Samarcanda si prepara a ospitare il summit anti occidente

Sara Perria

L'antica capitale della Via della Seta è nel pieno dei preparativi per il ritrovo degli otto membri della Sco, riuniti per l'appuntamento annuale. Attesa per Putin e Xi Jinping: tra i temi centrali anche il capitolo energia

Samarcanda. A marzo l’Uzbekistan aveva sorpreso tutti i vicini centroasiatici: sostegno alla Russia nel capitolo Ucraina? No, meglio una soluzione diplomatica e l’integrità del territorio ucraino. Qualche mese dopo, l’ex Repubblica sovietica dalle posizioni educatamente libere era però nel pieno dei preparativi per il Summit degli otto membri della Sco, che si riunisce a Samarcanda da domani per il suo appuntamento annuale.

 

 Il governo uzbeko, in attesa del vicino  Putin e dell’altro gigante asiatico Xi Jinping, non ha esitato a lanciare preparativi storici per un summit che si prospetta sempre più come un metaverso alternativo per gli stati colpiti da sanzioni occidentali. 

Samarcanda rimane la città del monumentale mausoleo del conquistatore tuco-mongolo Tamerlano, ma ora donne e uomini con cappelli dalle larghe falde sistemano i nuovi viali piantando centinaia di piccoli alberelli e tagliando l’erba fresca con le forbicine, in un lavoro collettivo in cui riecheggia il recente passato della repubblica socialista del cotone. In ogni angolo della città c’è un cantiere nuovo, un palazzo con due piani in più, una strada con l’asfalto fresco e un blocco stradale che manda in tilt il traffico, sempre più intenso ma comunque ordinato. Anche le cupole turchesi del Quindicesimo secolo scintillano dopo essere state ricostruite, riprendendo ad attrarre turisti dopo la depressione pandemica. 

Il confinante Afghanistan, all’ordine del giorno del Summit insieme al capitolo energia, sembra un altro pianeta, e solo la sempre maggior presenza di donne velate riconduce a una storia comune. “Alla maggioranza dei cittadini questa ventata di modernità piace. Ma anche quelli che temono vengano distrutte parti ancora importanti per la città non esprimono il loro dissenso”, spiega la guida turistica Beg Khuramov in perfetto italiano.     

L’attuale presidente Shavkat Mirziyoyev è succeduto al ‘regno’, da molti definito brutale, di Islam Karimov nel 2016, spingendo il paese in una direzione più marcatamente liberista, soprattutto dal punto di vista degli investimenti privati e del turismo. Il risultato non è mai stato visibile come nella fibrillazione edilizia dei mesi antecedenti il Sco. Ma gli effetti collaterali della modernizzazione non mancano. Andrea Zinzani, geografo dell’Università di Bologna impegnato nel paese con il progetto “Samarcanda e il suo territorio”, evidenzia come l’accelerazione del valore dei terreni stia spingendo neo imprenditori supportati dallo stato a massimizzare i profitti, ad esempio buttando giù case di eredità zarista a favore di condomini a più piani. 

E del resto il rapporto con il passato sovietico non è mai lineare, nonostante a livello governativo Mirziyoyev auspichi reciproca non interferenza. “Alcuni uzbeki rimpiangono il passato sovietico. Altri invece no, e iniziano a studiare l’inglese invece del russo,” dice Farhod Maksudov, impegnato sul fronte uzbeko alla collaborazione con l’Università di Bologna. “Con i cinesi invece i cittadini uzbeki interagiscono poco, sono visti come stranieri che si occupano di lavori pubblici e infrastrutture”. 

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