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Madre e figlia

Il manuale chiacchierato di Hillary&Chelsea per essere delle leader toste

Stefano Pistolini

“Gutsy” debutta il 9 settembre su Apple Tv+. È il punto d’arrivo di un percorso di riflessione che la ex candidata democratica ha condotto dopo il ritiro dalla scena politica

C’è qualcosa che stride quando dei protagonisti politici saltano la siepe e si ripresentano in veste di personaggi televisivi. Spesso hanno un’ombra d’imbarazzo sul viso: come sono finiti così, di fronte a una telecamera? Per un fallimento, una rinuncia, un cambio di rotta? Il pubblico di solito non è tenero con loro. Il discorso però assume contorni diversi quando coinvolge una figura-chiave della società americana come Hillary Clinton.

 

Dopo il lungo procedimento di recupero psicologico seguito alla sconfitta elettorale con Trump nel 2016 (“Ho preso tre milioni di voti in più. In qualsiasi paese del mondo avrei vinto io”, ripete nel mantra che cristallizza la sua ossessione), Hillary trova il coraggio tranquillo di cambiare mestiere, esprimendosi nella lingua, per lei nuova, della televisione: “Non è facile aver risposto per decenni a migliaia di interviste e d’improvviso trovarsi a essere l’intervistatore”, confida adesso. “Gutsy”, che debutta il 9 settembre su Apple Tv+, è il punto d’arrivo di un percorso di riflessione che Hillary ha condotto dopo il ritiro dalla scena politica, nel quale il suo interesse è tornato a gravitare sui temi che per primi l’appassionarono quando era una brillante studentessa di Yale: il ruolo della donna nel contemporaneo, le battaglie da combattere in questo senso, il famoso soffitto di cristallo incombente sulla testa delle ragazze di fine Novecento,  che andava sfondato per raggiungere le pari opportunità e il rispetto a cui avevano diritto.

Una lunga lotta, fatta di studio, protesta, proposta. Ora, a 73 anni, Hillary muovendo dal concept del suo volume del 2019 “The Book of Gutsy Women: Favorite Stories of Courage and Resilience”, la Clinton riapre l’argomento, accogliendo una compagna di viaggio particolare: sua figlia Chelsea, 43 anni, tre figli e anche lei una discreta militanza nelle questioni femminili. Insieme, madre e figlia s’imbarcano in un curioso tour per gli States (e altri angoli del pianeta) alla ricerca d’incontri (“volevamo delle chiacchierate come fossimo nella nostra cucina”) con donne che percepiscono come fonte d’ispirazione, indifferentemente famosissime o sconosciute, comunque ciascuna a modo proprio coraggiosa al punto da assumere un ruolo esemplare.

In un episodio s’imbattono nella rap star Megan Thee Stallion, in un’altra nella controversa celebrity Kim Kardashian (“Da tempo ammiro il suo impegno per una decente riforma della giustizia criminale”, dice Chelsea), ma incontrano anche un’ex suprematista bianca convertita alla mobilitazione antirazzista, le vigilesse del fuoco che vegliano sulla sicurezza dei newyorchesi, Jane Goodall, la scienziata amica delle scimmie, l’icona femminista Gloria Steinem, un’altra coppia madre-figlia, Goldie Hawn e Kate Hudson, fattasi orgogliosamente largo a Hollywood, e tante altre, sebbene forse i momenti migliori di “Gutsy” arrivino quando Hillary e Chelsea chiacchierano tra loro spostandosi da un incontro e l’altro, rappresentando l’onesto rapporto affettivo che le lega. “Puoi essere bravissima a fare discorsi, ma non significa che funzionerai in questo genere di narrazione”, osserva Anna Chai, la rampante producer dello show, che alla regia ha voluto nomi di grido, come la premiatissima documentarista Cynthia Wade. “Ma Hillary e Chelsea sono persone capaci di ascoltare i loro interlocutori, sinceramente affascinate dalle storie di coraggio, o perfino di eroismo, che si trovano a presentare. E poi loro stesse sono delle gutsy women, delle donne con gli attributi, che hanno fatto i conti con difficoltà d’ogni genere”.

 Le Clinton infatti non si tirano indietro quando si tratta di mettere in ballo il personale: le persecuzioni mediatiche di cui è stata oggetto Chelsea da teenager (“il cagnetto della Casa Bianca”, la chiamava il conduttore radiofonico Rush Limbaugh), o il tribunale dei moralisti che mise alla berlina Hillary, allorché il tradimento del marito divenne uno scandalo pubblico (“Restare al fianco di Bill è stato il gesto di maggior coraggio di cui sono stata capace”, racconta lei stessa).  Il messaggio del progetto è che in America ci sono tante donne in gamba, che fanno bene il loro lavoro e danno un contributo per un futuro migliore.  Una piattaforma piuttosto bizzarra, nell’America divisa e incattivita di fine 2022, con tante nubi nere all’orizzonte. Chiama in causa lo spirito clintoniano puro, di cui Hillary, più di Bill, è stata l’incarnazione. Se oggi personaggi così non si limitassero a un programma tv, ma prendessero la parola sulla scena politica, verrebbero coperti di vetriolo, per quel  “whisper of violence”, soffio di violenza, che monta nel paese e di cui parla Hillary. Probabile perciò che queste due signore in cerca di modelli rischieranno d’essere bollate come residui di quel politicamente corretto ormai giudicato ipocrita e demodé. Non fosse che una trasmissione come “Gutsy” è disseminata di scintille d’intelligenza, di riferimenti e di ammiccamenti confortanti, che fanno davvero pensare che i “good old times” clintoniani meriterebbero forse un qualche sospiro di nostalgia. 

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