editoriali

Primarie repubblicane: i trumpiani ci sono ancora, eccome

Redazione

Alle consultazioni interne al Partito Repubblicano s’impongono candidati che pensano che Biden sia un impostore. L’ex presidente potrebbe vedere questi risultati come un segnale positivo per annunciare una sua candidatura per il 2024

Le primarie di martedì che si sono tenute in alcuni stati chiave – Arizona, Michigan, Kansas, Washington, Missouri e Ohio – hanno dimostrato che la fronda trumpiana nel partito Repubblicano è ancora forte. Diversi candidati fedeli all’ex presidente e convinti che le presidenziali del 2020 abbiano incoronato un vincitore illegittimo sono riusciti a portarsi a casa la nomination contro membri più tradizionali e moderati del Partito repubblicano. Uno dei dieci repubblicani della Camera che aveva votato per l’impeachment di Trump, il trentaquattrenne Peter Meijer, è stato battuto da John Gibbs, già a capo del dipartimento delle Politiche abitative. Gibbs ha basato gran parte della sua campagna sul fatto che Joe Biden abbia rubato le elezioni, e la sconfitta di Meijer ha il sapore della vendetta.

In Michigan, per la sfida governatoriale, ha vinto le primarie la trumpiana Tudor Dixon, mentre in Arizona sembra in vantaggio Kari Lake, che l’altro giorno è stata sospesa da Twitter per l’aggressività verso la rivale. L’Arizona è lo stato in cui i negazionisti elettorali hanno ottenuto più vittorie: non solo hanno vinto Blake Masters, candidato al Senato, e Mark Finchem per il posto di segretario di stato locale, ma è stato mandato a casa Rusty Bowers, uno dei repubblicani che hanno testimoniato contro Trump davanti alla commissione del 6 gennaio. Altra vendetta da parte di una base che crede alle menzogne dell’ex presidente.

In certi stati sembra che per andare avanti nella propria carriera politica sia ancora necessaria la fedeltà a Trump. Impegnato in questi giorni in un torneo di golf, dove ha indossato il cappellino rosso ormai vintage  Make America Great Again, l’ex presidente potrebbe vedere queste primarie come un segnale positivo per annunciare una sua candidatura per il 2024. I democratici sperano che alle elezioni di metà mandato, a novembre, riusciranno ad attirare i voti dei repubblicani più moderati contro i sostenitori della “big lie”.

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