(foto EPA)

Perché il calcolatore Zahawi s'è gettato nella casa in fiamme di BoJo

Cristina Marconi

Invece che dare seguito al fuggi fuggi dal governo inglese, l'ex ministro dell'Istruzione è diventato il nuovo titolare del Tesoro. Potrebbe fargli da volano nella corsa alla leadership

Emigrato da bambino dal Kurdistan iracheno assieme alla famiglia in fuga da Saddam Hussein, Nadhim Zahawi ha cinquantacinque anni, ha fondato YouGov, ha votato per la Brexit, è stato bravo con la campagna di vaccinazione per il Covid e ha dimostrato uno spiccato senso dell’opportunità per aver navigato controcorrente fino alla posizione di cancelliere dello Scacchiere in un momento in cui dal governo di Boris Johnson si scappa come da una casa in fiamme. “Sono profondamente dispiaciuto di vedere i colleghi che vanno via”, ha detto, mentre Nick Robinson su Bbc Radio 4 gli annunciava l’ennesimo addio ministeriale e gli chiedeva se a suo avviso Boris fosse “over”, finito. Ovvio che no, non subito almeno, spera lui, che nel dubbio si è guadagnato il suo posto al sole come giapponese del governo Johnson, deciso a seguire il capo oltre ogni ragionevolezza e a vedere opportunità anche dove apparentemente non ce ne sono. E soprattutto determinato a piacere anche nella tormenta, perché l’obiettivo non può essere mostrarsi leale a un’anatra zoppa come l’attuale premier, bensì diventare il beniamino dei mercati in un’epoca di turbolenze e rinsaldare la sua reputazione, acerba ma in salda ascesa, di politico affidabile. 

 

Il nuovo cancelliere dello Scacchiere non ha lo charme naturale dell’aitante Rishi Sunak, ma non ha neppure una moglie miliardaria con una situazione fiscale ambigua a pesargli sulla reputazione  (non che la moglie Lana sia povera, tutt’altro: gestisce l’impero immobiliare di famiglia e compra terreni commerciali su cui costruire supermercati) uscita un po’ acciaccata dallo scandalo delle spese folli di una decina di anni fa. E non ha una storia edificante come quella di Sajid Javid, figlio di un autista di bus arrivato alle vette della scena finanziaria londinese grazie alle sue sole forze. Nadhim Zahawi viene da una famiglia musulmana ma non ne parla, è sposato e ha tre figli, ha fatto scuole private a Londra, si è laureato in ingegneria chimica, ha comprato molti appartamenti in città e stando a una classifica del 2017 era il secondo parlamentare più ricco di Westminster.

Deputato dal 2010 per la constituency di Stratford-upon-Avon, aveva fondato YouGov nel 2000 insieme a Stephen Shakespeare. La società è finita in borsa nel 2005. Lui è stato anche, fino al 2018, chief strategy officer di Gulf Keystone Petroleum, prima di dimettersi per entrare come sottosegretario junior al ministero dell’Istruzione con Theresa May, diventando poi sottosegretario all’Industria e infine, con Johnson, ministro per l’Istruzione dopo un rimpasto nel 2021. Di suo, è industrioso: fin da giovane era inserito negli ambienti conservatori, oltre ad aver venduto con successo merchandising dei Teletubbies, gli ipnotici personaggi della televisione per bambini. Per sperare di rassicurare i britannici in un momento come questo, Boris sta dando un giro di vite al suo già robusto populismo e Zahawi ha deciso di assecondarlo – tagli delle tasse, niente aumenti della corporate tax – nonostante il periodo drammatico per l’economia e il rischio, ben chiarito da Rishi nella sua lettera di dimissioni, che la linea voluta dal premier porti l’inflazione fuori controllo

Tra le ultimissime figure presentabili rimaste nel “team Boris”, Zahawi ha smentito di aver ricattato il premier dicendogli che senza le chiavi del Tesoro si sarebbe unito al fuggi fuggi, ma certo è che Johnson ha bisogno di una figura come la sua, che già gli ha salvato la vita una volta grazie a una campagna di vaccinazione del Covid andata talmente bene da cancellare quasi il ricordo degli errori catastrofici fatti dal governo nelle prime fasi della pandemia. 

Primo cancelliere dello Scacchiere nato fuori dal Regno Unito, la sua arma segreta è la capacità di calcolare i rischi, giura chi lo conosce. Lungi dal porsi come vittima sacrificale, sa che riuscire a ottenere la fiducia dei mercati in un momento in cui Brexit e post pandemia pesano come non mai potrebbe fare da volano per una corsa alla leadership che a questo punto sarebbe folle non immaginare vicina. La sua figura raccoglie già alcuni consensi, ma d’altra parte si narra che ogni volta che c’è una corsa alla leadership lui prometta il suo sostegno a tutti i candidati. Facendosi (forse) perdonare grazie al suo piglio gentile, alla parlata felpata e alla reputazione di uno che sa organizzare tutto  bene, in qualunque circostanza, anche quando la casa è in fiamme. 

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