Elezioni in Francia

Macron è senza maggioranza in Parlamento, un guaio

David Carretta

Secondo le proiezioni, il risultato della coalizione del presidente è ben sotto le aspettative. Mélenchon si conferma primo partito d'opposizione, ma la sorpresa è il risulto della Le Pen. I voti della destra moderata non bastano a Macron. Si rischia l'ingovernabilità

Il presidente francese, Emmanuel Macron, ha perso la maggioranza assoluta all'Assemblea nazionale e rischia di non poter governare la Francia per i prossimi cinque anni, secondo le prime proiezione dei risultati del secondo turno delle elezioni legislative.

Secondo le proiezioni dell'istituto Elabe, l'alleanza dei partiti centristi che sostengono Macron, Ensemble, avrebbe ottenuto tra i 205 e i 235 seggi, ben al di sotto dei 289 necessari per avere la maggioranza assoluta. La Nuova Unione Popolare ecologica e sociale (Nupes) di Jean-Luc Mélenchon avrebbe conquistato tra i 170 e i 190 seggi, consolidando la sua posizione di principale opposizione a Macron. La sorpresa è il successo del Rassemblement national: il partito di Marine Le Pen avrebbe ottenuto tra i 75 e i 95 seggi, molto oltre le previsioni della vigilia e un risultato storico per l'estrema destra, che supera la destra gollista. L'affermazione elettorale di Le Pen – almeno nella parte alta della forchetta – potrebbe portare a una maggioranza assoluta di estremisti di destra e di estremisti di sinistra all'Assemblea nazionale. Nemmeno la destra moderata dei Républicains, con appena 60-75 seggi, potrebbe andare in soccorso di Macron fornendo i voti per una maggioranza. Per la Francia, ma anche per l'Unione europea, il voto avrà gli effetti di un terremoto, nel momento in cui i governi sono alle prese con la guerra di Vladimir Putin in Ucraina, l'aumento dei prezzi di energia e alimentari, l'inflazione record e il pericolo recessione.

Senza maggioranza assoluta, e con una maggioranza relativa insufficiente, Macron vede il suo margine di manovra estremamente limitato. In teoria il presidente potrebbe governare per decreto. La Costituzione francese ha un articolo – il 49-3 – che permette al governo di far entrare in vigore una legge senza sottoporla al voto dell'Assemblea nazionale. Esiste un precedente: il governo di Michel Rocard tra il 1988 e il 1991, quando il Partito socialista non riuscì ad ottenere la maggioranza a seguito della rielezione all'Eliseo di François Mitterrand. Rocard utilizzò l'articolo 49-3 28 volte durante i suoi tre anni a Matignon. Ma dal 2008 l'uso dell'articolo è stato fortemente limitato. Può essere utilizzato dal governo solo per la legge di bilancio e un progetto di legge per sessione parlamentare. Inoltre, il rischio di una maggioranza per le estreme all'Assemblea nazionale rende l'articolo 49-3 un'arma a doppio taglio: per impedire l'adozione di una legge o del bilancio, se raccoglie il numero di voti sufficienti, l'opposizione può far votare una mozione di censura e far cadere il governo.

 

In queste condizioni, l'azione di Macron in Francia potrebbe essere paralizzata. Sul fronte interno significherebbe lo stop delle riforme e di gran parte dei provvedimenti del governo. Sul fronte europeo, il presidente della Repubblica ha ampi poteri, ma ci sarebbe comunque un effetto destabilizzatore su tutta l'Ue. Il presidente francese avrebbe un'ultima arma per uscire dallo stallo: lo scioglimento dell'Assemblea nazionale e elezioni anticipate. L'ultimo precedente è quello del 1997. Confrontato alla resistenza della strada alle sue riforme, l'allora presidente Jacques Chirac sciolse l'Assemblea nazionale. Fu una scommessa azzardata. Dopo la vittoria del Partito socialista e dei suoi alleati di sinistra, Chirac fu costretto a cinque anni di coabitazione con Lionel Jospin a Matignon.