grazie ai vaccini

La Danimarca fa come se Omicron non ci fosse e ritira le restrizioni

Giovanni Rodriquez

Il governo ha deciso di revocare tutte le misure per il controllo della pandemia, grazie ai vaccini e ai ricoveri in calo. Ma alla base c'è un patto con i cittadini: gli interventi sono flessibili, se serve si torna indietro. I danesi, a quanto pare, sono più contenti così

Revoca di tutte le restrizioni legate al contenimento del Covid e avvio di una nuova fase di convivenza con il virus. Questo quanto deciso ieri dalla Danimarca, nonostante l’alto numero di nuovi contagi quotidiani. Il paese nord europeo già in passato aveva dimostrato di sapersi adattare ai mutamenti dei contesti epidemiologici che hanno caratterizzato tutte le precedenti ondate. Fu il primo paese europeo, già ad aprile 2021, ad introdurre un pass vaccinale per poter accedere diverse attività, così come fu tra i primi a provare ad abbandonare ogni restrizione a settembre dello scorso anno, salvo poi fare marcia indietro a causa della prepotente e rapida ascesa dei contagi trainati dalla nuova variante Omicron. 

Oggi la Danimarca torna nuovamente a dire addio a tutte le restrizioni scommettendo su due fattori: l’alta adesione alla campagna vaccinale e le prime evidenze sulla variante Omicron che, a fronte di un alto numero di casi, sembrano mostrare un impatto inferiore sulle strutture ospedaliere rispetto alle precedenti ondate. Qui infatti l’82 per cento della popolazione ha completato il ciclo primario vaccinale, il 62 per cento ha ricevuto la terza dose e, a partire dallo scorso 12 gennaio, la Danimarca è stata il primo paese europeo ad aprire alla somministrazione di una quarta dose di vaccino contro il Covid per quella parte della popolazione considerata più vulnerabile a causa di patologie pregresse. 

La decisione di abbandonare ogni restrizione, come dicevamo, è stata presa nonostante si continuino a registrare circa 40-50 mila nuovi casi al giorno, pari a poco meno dell'1 per cento dei suoi 5 milioni e 800 mila abitanti. Si è però notato che questa altissima crescita dei casi è stata accompagnata da un lento e molto meno marcato aumento di ospedalizzazioni e decessi. Le due curve, rispetto alle precedenti ondate caratterizzate da altre varianti, hanno seguito traiettorie nettamente diverse. Anzi, se ci si ferma a guardare il dato delle terapie intensive, si può notare come i ricoveri in questi reparti siano già oggi in fase calante. Un dato, quest’ultimo, che non si configura come una novità. Anche in altri paesi europei caratterizzati da alti tassi di coperture vaccinali si è assistito ad una occupazione molto più alta dei posti letto di area medica piuttosto che di terapia intensiva. Questo sembra dovuto in parte alle caratteristiche di Omicron – diverse rispetto a Delta – ma soprattutto grazie ai vaccini, in particolare per chi ha già ricevuto il booster.

L’abbandono delle restrizioni è stato salutato con favore dalla popolazione, anche da quella più anziana. Questo sia per un'elevata fiducia nell’efficacia dei vaccini sia per il fatto che le maggiori preoccupazioni riguardavano non tanto la malattia di per sé, quanto la sua capacità di sovraccaricare le strutture sanitarie rendendo difficoltosa la presa in carico dei pazienti per le diverse necessità di cura. Oltre a tutto ciò, le previsioni parlano di un picco di casi ormai raggiunto e si prevede già nelle prossime settimane l’avvio di una decrescita. Ulteriore dato da tenere in considerazione riguarda i timori per il long Covid. Ossia quegli strascichi della malattia che possono perdurare anche per lunghi mesi. Circa il 50 per cento della popolazione danese ha mostrato di avere questo tipo di timore. I vaccini, però, sembra siano in grado anche di incidere sul long Covid. Inoltre i dati danesi suggeriscono che questi disturbi nei bambini non vaccinati siano "rari e principalmente di breve durata”.

La Danimarca avrebbe potuto attendere ancora qualche settimana prima di prendere una decisione di questo tipo? Dati alla mano probabilmente sì. Ma il governo danese è consapevole dei costi di questa attesa, non solo in termini economici. La strategia danese è stata esplicitamente incentrata su un bilanciamento tra economia ed esigenze di salute, sociali e diritti. Nei mesi precedenti si è notato che il perdurare di un sistema rigido di controlli ha generato un clima di stanchezza e sfiducia. Di contro si è registrato un “benessere” più alto introducendo misure più miti in caso di necessità e rimuovendole appena l’evolversi della situazione epidemiologica lo ha reso possibile. Si è quindi creato un sistema di interventi flessibili e di fiducia sia verso il governo che, soprattutto, nei confronti dei vaccini che ha permesso alla Danimarca di diventare un possibile riferimento anche per gli altri paesi europei nel contrasto alla pandemia.

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