editoriali
Quei coraggiosi “informatori” di Francia
Minacciato e scortato il giurista che ha denunciato il pericolo islamista in tv
Il giurista Amine Elbahi ha ricevuto 300 messaggi di morte in poche ore dopo essere apparso al programma tv “Zone Interdite” di domenica scorsa dedicato alla città di Roubaix. Durante la trasmissione, Elbahi ha denunciato l’infiltrazione islamica nella sua città. “Stai per morire”, “sei morto, ti taglio la gola”, “ti decapiteremo”, sono stati i messaggi che ha ricevuto il giurista, che è stato messo sotto protezione dalla polizia.
Cosa ha denunciato di così scandaloso Elbahi? Uomini che non stringono la mano alle donne, preghiere per strada, veli integrali ovunque, librerie e macellerie islamiche a ogni angolo, negozi che vendono niqab, peluche e libri per bambini senza volto perché nell’islam è vietato, ristoranti con aree riservate alle sole donne, sindaci di destra collusi con il proselitismo, lezioni di Corano e di arabo nelle scuole…
Elbahi è soltanto l’ultimo di una serie di intellettuali arabo-islamici in Francia a pagare un prezzo molto alto per fare le “sentinelle”. Zineb el Rhazoui, ex Charlie Hebdo, è una delle donne più minacciate del paese (ha appena fatto l’endorsement di Macron alle presidenziali). Mohamed Sifaoui, che si è infiltrato in una cellula francese di al Qaida e ha scritto un libro sconcertante, “Combattre le terrorisme islamiste”, vive sotto scorta della polizia. La sua foto e il suo nome appaiono nei siti web jihadisti accanto alla parola “murtad” (apostata). C’è il coraggioso imam di Drancy, Hassen Chalghoumi, che è protetto come se fosse un capo di stato e quando va in moschea indossa un giubbotto antiproiettile. C’è l’intellettuale franco-algerino Boualem Sansal, che non si stanca di mettere ogni giorno la Francia in guardia dai pericoli che corre.
Se il paese-frontiera dell’Europa saprà risolvere i propri problemi lo dovrà anche a loro, a questa pattuglia di coraggiosi musulmani che gli estremisti chiamano “informatori”.
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