Sedizione straordinaria

Cos'è il reato di "seditious conspiracy" imputato a una milizia americana che attaccò il Congresso

Daniele Raineri

Il dipartimento di Giustizia americano ha incrimato undici persone della Oath Keepers, una milizia che dichiara di voler proteggere la Repubblica americana, per i fatti del 6 gennaio, ma un giurista invita alla cautela

Giovedì i procuratori del dipartimento di Giustizia americano che indagano sull’irruzione al Congresso del 6 gennaio 2021 hanno incriminato undici membri di una milizia del reato di seditious conspiracy. Si tratta di un’incriminazione rara e grave e potremmo a un dipresso tradurla come: congiura con il fine di sedizione. C’è seditious conspiracy quando due o più persone negli Stati Uniti cospirano per “rovesciare, reprimere o distruggere con la forza” il governo americano, o per fargli guerra, o per opporsi con la forza e cercare di impedire l’esecuzione di qualsiasi legge. In caso di condanna la pena arriva fino ai venti anni di carcere. Si tratta di un’escalation significativa nelle indagini, che finora hanno portato all’arresto di più di settecento persone. Gli undici uomini incriminati appartengono agli Oath Keepers, una milizia formata soprattutto da ex veterani delle Forze armate e della polizia che dichiara di voler proteggere la Repubblica americana – secondo però la sua interpretazione. La milizia crede che Joe Biden sia un usurpatore e che l’uso della forza per raddrizzare questo tipo di situazioni sia giustificato e tra gli undici c’è anche il leader, Stewart Rhodes. In molti ricorderanno gli Oath Keepers spiccare in mezzo alla folla del 6 gennaio perché si muovevano in formazione come se si fossero esercitati assieme. L’incriminazione dei procuratori contro la milizia è pubblica e contiene informazioni interessanti.

 

Mentre alcuni Oath Keepers partecipavano agli scontri davanti al Congresso e vi facevano irruzione, altri si tenevano appena fuori dalla capitale nel ruolo di “forza d’intervento rapido” per arrivare con armi da fuoco e altro equipaggiamento a presidiare il Congresso, interrompere in via definitiva la certificazione della vittoria elettorale di Biden e fermare i tentativi della polizia di riprendere il controllo dell’edificio. Il piano studiato con settimane di anticipo non ha funzionato perché gli Oath Keepers non erano che una frazione della folla di sostenitori di Trump, pur bene organizzati, e in quel pomeriggio di caos sperare di controllare una qualsiasi cosa era un compito troppo superiore alle loro forze. 

 

L’incriminazione arriva come una risposta alla polemica portata avanti da alcuni deputati e senatori repubblicani, che un anno dopo i fatti chiedono: se davvero il 6 gennaio ci fu un tentativo di colpo di stato in America, perché non ci sono accuse ufficiali relative a un tentativo di colpo di stato? Ora ci sono. Tuttavia, faceva notare con largo anticipo un esperto di Diritto, Joshua Braver, l’uso della seditious conspiracy da parte dei procuratori potrebbe essere rischioso. E’ un crimine politico, che non ottiene pene più alte di altri reati che sono avvenuti quel giorno ma tinge di politica alcuni comportamenti che sono abbastanza comuni nelle proteste. Il reato infatti punisce “l’accordo fra più persone per impedire l’esecuzione di una legge” oppure per “impadronirsi di una proprietà del governo degli Stati Uniti”. Un procuratore in mala fede potrebbe ritorcere l’accusa contro molte manifestazioni che hanno come scopo bloccare una legge oppure occupare una proprietà del governo – anche soltanto per aprire una ritorsione politica, magari con un’Amministrazione trumpiana alla Casa Bianca. Insomma, dice Braver, meglio centellinare il reato e restringere il più possibile la definizione oppure ci troveremo ad avere risvegliato un mostro in tempi molto ideologizzati.

  • Daniele Raineri
  • Di Genova. Nella redazione del Foglio mi occupo soprattutto delle notizie dall'estero. Sono stato corrispondente dal Cairo e da New York. Ho lavorato in Iraq, Siria e altri paesi. Ho studiato arabo in Yemen. Sono stato giornalista embedded con i soldati americani, con l'esercito iracheno, con i paracadutisti italiani e con i ribelli siriani durante la rivoluzione. Segui la pagina Facebook (https://www.facebook.com/news.danieleraineri/)