editoriali
610 taiwanesi estradati in Cina in tre anni
Per l’ong che ha pubblicato il rapporto è una grave violazione dei diritti umani
La caccia cinese ai taiwanesi d’oltremare – è il titolo del rapporto dell’ong Safeguard Defenders (che ha sede a Madrid) uscito martedì secondo il quale 610 taiwanesi accusati di crimini all’estero sono stati estradati in Cina tra il 2016 e il 2019. Otto pagine di indagine che rappresentano “il quadro più completo fino ad oggi di una tendenza allarmante.
"Questa persecuzione internazionale dei cittadini di Taiwan equivale a un assalto alla sovranità taiwanese e fa parte della più ampia campagna globale condotta da Xi Jinping per sfruttare i trattati di estradizione, gli accordi reciproci di applicazione della legge e altre istituzioni multilaterali per gli obiettivi politici del Partito comunista cinese (Pcc)”, afferma il gruppo nel rapporto.
I paesi con i numeri più alti sono la Spagna, con 219 taiwanesi estradati, la Cambogia con 117, le Filippine con 79 e l’Armenia con 78.
Safeguard Defenders chiede alla comunità internazionale di intervenire, poiché questi “trasferimenti forzati” mettono i cittadini taiwanesi a rischio di gravi violazioni dei diritti umani: per un taiwanese essere estradato nella Cina continentale equivale a essere condannato a morte. Nessuno di questi cittadini risulta essere stato restituito a Taiwan e addio ai contatti con Taipei o con i famigliari. “Le condizioni in Cina sono tali che i diritti umani fondamentali vengono arbitrariamente negati. L’estradizione di cittadini taiwanesi dovrebbe essere vista come una violazione del loro diritto a un processo equo e a essere protetti dalla tortura”, si legge nel rapporto, citando le norme internazionali in materia di non respingimento.
Taiwan continua a rilasciare passaporti ai suoi cittadini, che non sono mai stati governati dal Partito comunista e che non vogliono rinunciare al loro stile di vita democratico per il principio di “una sola Cina”. L’Amministrazione Biden ha invitato Taiwan al prossimo “vertice per la democrazia” programmato per il 9 e 10 dicembre, Pechino però, contrariata, se ne frega.
Isteria migratoria