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Il flirt influencer-politica è già realtà in El Salvador, con “l'imperatore” Bukele

Cecilia Sala

Non ci si aspetta una visione organica, non ci si associa a un partito, non si fa politica ma attivismo. Esistono solo battaglie specifiche e temi semplici da capire. Il caso latinoamericano, ben oltre il dominio web registrato da Fedez per le elezioni 2023

Il flirt tra influencer millennial di Instagram e istituzioni politiche è sempre più intenso. A volte a muovere i primi è puro attivismo, a volte è la voglia di vivacizzare le interazioni sul proprio profilo, a volte le due cose vanno insieme, ma molto difficilmente tutto questo può sfociare in una campagna elettorale. Le ragioni sono semplici. Regola numero uno della “Politica Netflix” (quella degli influencer che intervengono di frequente nel dibattito pubblico): esistono solo battaglie specifiche tra cui scegliere, non si subisce un palinsesto deciso da altri come con la televisione generalista, si decide cosa guardare come davanti all’interfaccia di Netflix. A differenza che in un partito, qui nessuna battaglia te ne impone un’altra. Se hai a cuore la causa della deforestazione, non devi necessariamente saper mettere due parole in fila sul caporalato. Se ti batti per un linguaggio più inclusivo, non serve che tu abbia una posizione sulle pensioni. Anzi, meglio se non ce l’hai: le pensioni non sono affatto sexy su Instagram. Non ci si aspetta una visione organica, non ci si associa a un partito, non si fa politica ma attivismo. Chi governa però non si può occupare solo di due o tre questioni selezionate dal menù, gli influencer lo sanno e per questo molto difficilmente farebbero a cambio di ruolo. 

 
Regola numero due della “Politica Netflix”: i temi per cui combattere devono essere semplici – da capire ovviamente, non da risolvere (la questione del cambiamento climatico, dell’inclusione, dell’immigrazione non lo sono affatto). Tutto ciò significa anche che nel discorso pubblico su Instagram alcuni temi non possono entrare, per esempio quelli della giustizia o del fisco. Qualunque consulente esperto della piattaforma, e onesto, direbbe al proprio cliente: “Il debito di Alitalia? Gli operai della Whirlpool? La riforma della Pa? Vade retro Satana!”. 

     
Se è improbabile che il dominio fedezelezioni2023.it si trasformi in un simbolo stampato su una scheda elettorale quando questa legislatura si avvierà a conclusione, è però interessante notare come esista un paese in America centrale dove la sovrapposizione tra il capo dello stato e l’influencer più popolare della nazione è già una realtà. El Salvador è avanguardia e caso limite. Ha sei milioni di abitanti e il presidente, Nayib Bukele, ha tre milioni di seguaci su Instagram, tre su Twitter e uno su TikTok. È stato il primo esempio di “populismo Instagram” e, da un anno a questa parte, è diventato il primo esempio di “autoritarismo Instagram” – come lo ha definito Foreign Policy. Dove si aggiunge la specifica “Instagram” per distinguerlo da quello incarnato da Donald Trump o Jair Bolsonaro, che appartengono alla categoria “Facebook”, quella degli anziani.

 

Bukele è un millennial e i suoi modelli sono piuttosto le figure eccentriche della scena rap come Kanye West o dell’industria tech come Elon Musk. Il Washington Post ha scritto che il presidente di El Salvador è quel nuovo tipo di uomo forte capace di parlare agli utenti di TikTok, cioè ai giovanissimi. Ha vinto le elezioni nel 2019 sgominando i due partiti storici di destra e di sinistra con il suo Nuove Idee. Un nome che non significa nulla e infatti, anche qui, su molte questioni politiche di rilievo non si sa che posizione abbia. All’inizio di quest’anno ci sono state le elezioni parlamentari e la situazione è diventata preoccupante, Nuove Idee ha vinto i due terzi dei seggi e da allora Bukele può fare quello che vuole.

    

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Per iniziare ha cacciato tutti i giudici costituzionali che non gli piacevano e lo ha raccontato sui social come se si fosse trattato di una partita ai videogame, corredando il tutto con emoticon e meme. Poi ha reso i bitcoin valuta legale in El Salvador, cioè in un paese dove la metà della popolazione non ha internet e il settanta percento non usa i servizi bancari. Ora si presenta sul podio della presidenza della Repubblica con la camicia di lino sbottonata e le maniche arrotolate, il cappellino con la visiera girata all’indietro e gli occhiali da sole. Gioca con gli effetti e le coreografie di TikTok per animare i video dell’aereo presidenziale al momento del decollo. È ossessionato dalle criptovalute e usa come immagine del profilo una sua foto con gli occhi laser, che è il segno con cui si riconoscono online gli appassionati di bitcoin. Ogni tanto cambia la bio dei suoi profili social da “presidente di El Salvador” in “imperatore di El Salvador” o “dittatore più cool del mondo mondiale”. Fare il presidente gli piace, sbancare come influencer gli piace ancora di più. 
 

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