Il delfino tedesco

Armin Laschet è finito nella trappola della continuità dove l'eredità della Merkel pesa doppio

Paola Peduzzi

Il candidato alla cancelleria tedesca per la Cdu è parecchio sottovalutato e la storia merkeliana insegna che questo potrebbe essere un punto di forza. Ma i sondaggi per ora raccontano una storia diversa, e pare che il delfino sia rimasto incastrato dentro al meccanismo della successione della cancelliera

Armin Laschet ha molte qualità: il candidato alla cancelleria tedesca per il partito cristianodemocratico (Cdu) è un buon oratore, come dimostrò nel discorso di investitura all’inizio dell’anno, quando con la targhetta di suo padre minatore in mano ha detto: quando sei centinaia di metri sotto terra, tutte le persone sembrano uguali, devi saperti fidare degli altri, e saper aiutare gli altri. Laschet ha costruito una carriera fondata sul rispetto delle altre culture politiche (e delle correnti dentro la Cdu), ed è a sua volta rispettato, anche se ha sfregiato questa sua immagine bonaria e accogliente facendosi riprendere ridanciano assieme ai suoi mentre il presidente della Germania commemorava le vittime delle alluvioni estive. Laschet è anche parecchio sottovalutato e la storia merkeliana insegna che questo – le aspettative basse, il tatticismo preso per indecisione – potrebbe essere un punto di forza: c’è chi ricorda che nella carriera di Laschet ci sono degli episodi che fanno pensare che lui possa essere un “comeback kid”. 

 

Elezioni Germania, com'è messo nei sondaggi Armin Laschet, candidato della Cdu

I sondaggi per ora raccontano una storia diversa – è in testa la Spd di Olaf Scholz – in cui le qualità del governatore del Nord Reno-Westfalia non si sono viste: aveva tutto da perdere (guida il partito più grande della Germania che ha vinto tutte le elezioni dal 1950 tranne tre) e pare che sia andata così, ha sperperato la popolarità della cancelliera e anche la richiesta dei tedeschi, chiara e razionale, di stabilità e continuità. O almeno così dicono tutti i commentatori, che da tempo sottolineano le fragilità di questo sessantenne cattolico e moderato, sposato con la fidanzatina della scuola, padre di tre figli di cui uno, Joe, è modello e influencer. Lo Spiegel ha titolato sul “Disastro Laschet”, individuando tre errori strategici: un’agenda politica poco ambiziosa, nessun racconto di come vuole interpretare il ruolo di cancelliere, l’assenza di un focus su un tema forte.


Laschet è rimasto incastrato dentro al meccanismo della successione di Angela Merkel, un meccanismo che pareva funzionante ma che si è più volte inceppato su una contraddizione. Wolfgang Schäuble, veterano della Cdu che subì tra i primi l’ambizione calma della Merkel alla fine degli Novanta, aveva delineato questa contraddizione un paio di anni fa: parlava di Annegret Kramp-Karrenbauer, che era stata scelta per traghettare il partito nel post Merkel, ma vale anche ora. Schäuble disse che la Cdu si ritrovava nella posizione invero scomoda di non poter dire né “cambierà tutto” né “resterà tutto com’è”. E’ ancora così, come ha sperimentato lo stesso Laschet, che non è la Merkel e quindi non riesce a ricreare la coalizione di elettori della cancelliera, ma che allo stesso tempo non si discosta troppo dal passato, non può farlo, non è stato scelto per farlo e forse non sarebbe nemmeno in grado di farlo. Così però il peso dell’eredità della cancelliera si è raddoppiato, e ogni cosa detta da Laschet è stata fotografata con questo filtro, mentre fino all’ultimo giorno alla Merkel sarà rimproverato di non aver voluto fare abbastanza.


I due sabato si vedranno per l’ultimo incontro elettorale ad Aquisgrana, il posto del cuore di Laschet (è nato qui e qui torna spesso, nella casa considerata di famiglia): l’evento è stato pensato come un passaggio di consegne, ma la debolezza potrebbe essere  anche qui. Laschet può ereditare tutto dalla Merkel, ma la cancelleria deve prendersela da solo.

  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi