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I saluti di Merkel a Stralsund, dove tutto per lei è cominciato

Luciana Grosso

Nella città sul Baltico, nel settembre del 1990,  “per un errore” come ha detto lei stessa, fu eletta per la prima volta. E in città nessuno nasconde l’orgoglio di essere la casa politica della Cancelliera

Stralsund. Chiudere il cerchio, e tornare lì dove tutto è cominciato: a Stralsund, piccola città sul mar Baltico, dove da sempre Angela Merkel ha il suo seggio elettorale. E’ qui che ieri la cancelliera ha deciso di tenere quello che, a meno di sorprese, sarà il suo ultimo vero comizio. In agenda ha ancora qualche incontro pubblico, ma a Stralsund chiude quel che cominciato (cioè tutto) nel settembre del 1990, quando, “per un errore” come ha detto lei stessa, fu eletta per la prima volta, 

All’epoca, Merkel era ancora una scienziata neofita della politica, intenzionata a entrare in Parlamento. Il seggio, in questo angolo di nord est della Germania, era praticamente certo per la Cdu di Helmut Kohl, ma per vincerlo era necessario prima guadagnarsi la candidatura, in una specie di elezione primaria che si teneva in settembre. Merkel, che nessuno conosceva e che era fuori dai giri e dalle logiche delle alleanze sottobanco dei partiti, arrivò qui quasi senza speranza di farcela davvero. Certo, il partito centrale la sosteneva, poiché dopo averla vista al lavoro come responsabile della comunicazione pensava fosse affidabile e concreta. Ma gli elettori non l’avevano mai sentita nominare e anzi leggenda vuole che, quando Gunther Krause, uno dei ministri più in vista del governo di Kohl, provò a fare campagna elettorale per lei, la risposta che ricevette più spesso fu: “Merkel chi?”.

 

La battaglia per quella candidatura, e per quel seggio, all’epoca, sembrava una storia chiusa perché in corsa, contro la sconosciuta Merkel c’era Hans-Günter Zemke, direttore di una banca di Brema che per anni aveva distribuito prestiti e favori e che si sentiva la vittoria in tasca. In parte aveva anche ragione. La sera di quelle primarie, al primo giro di votazioni, Zemke ottenne il 45,9 per cento dei voti, contro il 31 di Merkel. Il terzo candidato, Klaus Herrmann, fermo al 21 si ritirò. Per Zemke sembrava fatta. Poi, qui, sotto la pioggia sottile e fredda del Baltico, che c’era quel giorno e che c’era anche ieri, accadde  l’impensabile. I sostenitori di Zemke, vuoi perché nel frattempo si era fatto tardi, vuoi perché non avevano capito che ci sarebbe stato un secondo giro di votazioni, vuoi perché sentivano di aver vinto, andarono a casa. Quelli di Merkel, invece, rimasero. Il risultato fu che, poco dopo mezzanotte, alla seconda conta dei voti, Zemke aveva 274 voti. Merkel  280. 

E’ cominciata così, per un misto di inciampo della storia, vanità maschile e capacità di Merkel di capitalizzare il fatto che gli altri (specie se uomini) tendono a sottovalutarla, la storia politica più importante dell’ultimo quarto di secolo. A Stralsund, nessuno nasconde l’orgoglio di essere la casa politica di Angela Merkel e anzi negli anni i cittadini hanno sempre votato per la loro candidata con percentuali alte (il minimo fu 37 per cento nel 1998; il massimo il 56 nel 2013).  Man mano che la fama e il prestigio di Merkel crescevano, gli abitanti di Stralsund hanno preso ad abituarsi ai giornalisti e poliziotti che vanno e vengono in corrispondenza delle sue (rare)  apparizioni in città. Pochi giorni fa, non a caso, Merkel si è come scusata con i suoi elettori, dicendo: “Purtroppo non sono mai stata un membro del tutto normale del Bundestag”.  Così, in questa piccola città a cui Merkel deve (quasi) tutto e che a lei deve molto, ieri Merkel è arrivata a fare una cosa che non ama: campagna elettorale. Lo ha fatto per aiutare Armin Laschet, il candidato della Cdu al voto del 26 settembre, ma lo ha fatto soprattutto per salutare i suoi elettori. Ha salutato, senza troppe moine la piazza, piena di gente e di pioggia; ha ignorato con un sospiro e con le mani ben piantate sul leggio i fischi incessanti dei No Vax, ha esortato tutti a votare Laschet. Poi come se niente fosse, ha ringraziato, ha accettato un mazzo di fiori, ed è andata via. E più che di scoprire chi sarà il prossimo cancelliere, gli abitanti di Stralsund sono curiosi di sapere chi sarà il prossimo deputato. Anche perché, in fondo, non ne hanno mai avuto uno. Così, tutti gli occhi sono puntati su Georg Günther, 33enne della Cdu considerato favorito e la cui migliore promessa elettorale è quella di non diventare cancelliere.

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