Il sacrificio di Suga in Giappone

Giulia Pompili

Primo ministro da un anno soltanto, dice di non volersi candidare. Si riapre la battaglia per la leadership dei conservatori a Tokyo

Alla fine è stato sacrificato lui. Yoshihide Suga, per lungo tempo ombra e capo dello staff di Shinzo Abe, di cui un anno fa aveva preso il posto, ha annunciato oggi che non si candiderà alla leadership del Partito liberal democratico giapponese. Questo significa che non sarà lui il candidato alla guida del governo della coalizione di centrodestra nelle elezioni generali che si terranno tra ottobre e novembre. Le primarie del Partito liberal democratico inizieranno il 17 settembre e il voto si terrà il 29.

Yoshihide Suga ci aveva sperato: dopo essere stato per anni dietro le quinte, aveva preso le redini del partito – e quindi del governo – il 14 settembre dello scorso anno. Un paio di settimane prima il più longevo dei primi ministri del Giappone, Shinzo Abe, si era dimesso ufficialmente per motivi di salute, e si era aperta la guerra per la sua successione all’interno delle decine di correnti che compongono il Partito liberal democratico. Alla fine aveva vinto la corrente di Abe, la più attiva diplomaticamente, che era riuscita mettere insieme le diverse anime del centrodestra assicurando una continuità di governo grazie al lavoro del suo braccio destro Suga.

Il nuovo primo ministro, però, si era ritrovato in una situazione catastrofica: i Giochi olimpici da organizzare durante una pandemia. E il megaevento sportivo è stato fatto lo stesso, nonostante l’opinione pubblica contraria e mezzo paese in stato d’emergenza. E poi scandali finanziari, legati ai privilegi politici, incertezze sulle regole per il contenimento dei contagi: le critiche che sono piombate tutte addosso a Suga, che ha visto il suo indice di gradimento diminuire sempre di più. Quando ha iniziato ad avvicinarsi il momento delle primarie dei liberal-democratici per la scelta del candidato a primo ministro, Yoshihide Suga ha cercato di ottenere consensi, ma il partito e le correnti che lo avevano sostenuto hanno iniziato a criticarlo soprattutto per via delle manovre interne al Partito che Suga stava studiando: era quasi decisa una rivoluzione dei ruoli chiave del Partito liberal democratico, compreso il rimpasto di alcune figure chiave di correnti avversarie. Suga era poi troppo compromesso a livello di immagine. Forse uno degli ultimi eventi che hanno contribuito ad abbassare ulteriormente la popolarità di Suga è stato quando il governo di Tokyo, unico del G7 a ritardare di molto l’operazione di evacuazione dei collaboratori in Afghanistan, ha inviato un aereo militare a Kabul, un C-130 da 500 posti, ed è tornato con un solo passeggero giapponese. "Sarebbe stata necessaria troppa energia per affrontare sia la pandemia e sia le attività per la campagna elettorale", ha detto Suga ai giornalisti in una conferenza stampa convocata per annunciare la sua decisione. “Ho sentito che sarebbe stato impossibile fare entrambe le cose, quindi ho dovuto scegliere una delle due”. A leggere i giornali giapponesi, sembra che nessuno dentro al Partito liberal democratico sapessero che Suga avrebbe mollato. La partita per la leadership, a un anno dalle dimissioni di Shinzo Abe, è di nuovo aperta.

Secondo diversi media nipponici, ora che il primo ministro non si ricandida, in molti potrebbero avere la tentazione di farlo. Di sicuro c’è l’ex ministro degli Esteri e delfino di Shinzo Abe Fumio Kishida, che ha già ufficializzato la sua candidatura. E poi c’è la candidata ed ex ministra dell’Interno  Sanae Takaichi, molto chiacchierata perché potrebbe essere la prima donna a guidare il Nagatacho, cuore dell’esecutivo nipponico. Secondo diversi giornali anche Taro Kono, ex ministro degli Esteri e della Difesa, oggi zar della campagna vaccinale, potrebbe candidarsi (è molto gradito anche dall’opinione pubblica). C’è l’opposizione interna a Shinzo Abe, rapporesentata dalla candidatura di Shigeru Ishiba, che ultimamente ha raccolto parecchi consensi, e poi l’eterno quasi-candidato, Shinjiro Koizumi, figlio d’arte e attuale ministro dell’Ambiente. Qualcuno, però, non esclude un gran ritorno trionfale proprio di Shinzo Abe.

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  • Giulia Pompili
  • È nata il 4 luglio. Giornalista del Foglio da più di un decennio, scrive soprattutto di Asia orientale, di Giappone e Coree, di Cina e dei suoi rapporti con il resto del mondo, ma anche di sicurezza, Difesa e politica internazionale. È autrice della newsletter settimanale Katane, la prima in italiano sull’area dell’Indo-Pacifico, e ha scritto tre libri: "Sotto lo stesso cielo. Giappone, Taiwan e Corea, i rivali di Pechino che stanno facendo grande l'Asia", “Al cuore dell’Italia. Come Russia e Cina stanno cercando di conquistare il paese” con Valerio Valentini (entrambi per Mondadori), e “Belli da morire. Il lato oscuro del K-pop” (Rizzoli Lizard). È terzo dan di kendo.