Il PiS schiaffeggia la democrazia polacca sotto gli occhi di Biden

Micol Flammini

Dopo il collasso della coalizione di governo, Kaczynski ha preso in ostaggio il Parlamento, dove si è consumata una delle battaglie più importanti per il futuro di Varsavia. Riguarda la libertà di stampa, ma anche l'atlantismo

Tra le pareti verdi del Parlamento di Varsavia si è consumata ieri una delle battaglie più importanti per la democrazia polacca e riguarda la legge sulle licenze radiotelevisive per escludere i capitali non europei dai media polacchi. Il principale obiettivo è l’emittente Tvn, la cui licenza appartiene all’americana Discovery. E’ un canale molto seguito che il PiS, dopo essersi appropriato della statale TvP, vorrebbe  privare dell’indipendenza in vista delle prossime elezioni, che si terranno nel 2023. Il PiS sta perdendo consensi a causa della crisi sanitaria, degli attacchi all’Europa che infastidiscono i polacchi e anche del ritorno di Donald Tusk alla guida dell’opposizione. Ha fretta di occupare i media in stile orbaniano, di prendersi palcoscenici per raccontare ai polacchi, che in questi giorni sono nelle strade per manifestare contro la legge, la sua versione distorta dei fatti. Jaroslaw Kaczynski, l’artefice dell’assalto al pluralismo e leader del PiS, in questi giorni ha visto la sua coalizione di governo venire giù e nonostante sia riuscito a blindare il Parlamento sente che al prossimo voto, in Polonia, l’umore degli elettori potrebbe cambiare.  

La coalizione che costituiva la maggioranza si è rotta dopo le dimissioni forzate di uno dei vicepremier, Jaroslaw Gowin, leader del partito Accordo. Gowin è contrario alla legge sui media e anche ad alcune riforme fiscali proposte dal PiS. Come lui ci sono altri membri del suo partito, ma non è chiaro se si andrà a elezioni anticipate: per ora Kaczynski sta attirando i partiti più estremisti dentro al Parlamento e potrebbe trovare i numeri per tenere il governo  in vita fino al 2023. 

Il PiS è determinato a fare di tutto pur di conservare il suo potere, anche a venire meno a uno dei capisaldi del suo partito: l’atlantismo. La nuova legge sui media rischia di mettere in difficoltà i rapporti tra la Polonia e gli Stati Uniti, nelle settimane passate il segretario del dipartimento di stato Derek Chollet aveva avvertito che se non verrà rinnovata la licenza a Discovery, potrebbero finire   altri investimenti americani. Il sito Wirtualna Polska ha anche raccontato che Biden starebbe pensando a spostare in Romania alcune truppe americane dislocate in Polonia. 
 

Kaczynski sta deformando la sua nazione, i suoi princìpi e i suoi valori,  e anche per questo gli Stati Uniti hanno seguito con molta attenzione la giornata di ieri. L’ex segretario di stato americano Madeleine Albright è rimasta incollata agli eventi polacchi e ha detto che “come membro della Nato e dell’Unione europea, il governo di Varsavia deve rispettare i valori democratici che sono alla base della sua sicurezza e prosperità. Ma come è successo in Ungheria, quando i partiti illiberali cercano di tenersi stretto il potere nel momento in cui se lo sentono scivolare dalle mani non hanno problemi a venir meno ai loro princìpi. Malgorzata Kidawa-Blonska, ex leader del Po, il maggior partito di opposizione, ha detto che Kaczynski si sta costruendo una Polonia tutta per sé, che non si chiama più Polonia, ma Prl-PiS, dal nome della nazione polacca sotto la dittatura comunista. 

Ieri Joe Biden ha annunciato l’apertura di un summit sulla democrazia che si terrà a dicembre e c’è chi ha visto un legame tra lo scontro nel Parlamento polacco e l’annuncio della Casa Bianca. L’attenzione per quello che succede in Europa e la trasformazione delle democrazie illiberali sta diventando un allarme internazionale, che non coinvolge più soltanto Bruxelles, ma anche Washington. 
Ieri, poco dopo che il PiS aveva fatto sapere di avere abbastanza voti per far approvare la legge sui media, inaspettatamente l’opposizione ha vinto la mozione per posticipare il voto. Il PiS, dopo aver perso la maggioranza, ha detto che la votazione andava ripetuta perché alcuni deputati si erano sbagliati e andando contro alla Costituzione ha ottenuto che il voto si ripetesse. La battaglia per la democrazia in Polonia è appena cominciata e sarà molto lunga, ma Kaczynski ha dimostrato di non rispettare le leggi del paese che governa e di essere pronto a tutto pur di non essere da meno rispetto a Viktor Orbán. 

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  • Micol Flammini
  • Micol Flammini è giornalista del Foglio. Scrive di Europa, soprattutto orientale, di Russia, di Israele, di storie, di personaggi, qualche volta di libri, calpestando volentieri il confine tra politica internazionale e letteratura. Ha studiato tra Udine e Cracovia, tra Mosca e Varsavia e si è ritrovata a Roma, un po’ per lavoro, tanto per amore. Sul Foglio cura con Paola Peduzzi l’inserto EuPorn in cui racconta il lato sexy dell’Europa, ed è anche un podcast.