In Europa

Incendi ovunque, dov'è L'Europa? Eccola: gli aiuti di RescEU

Paola Peduzzi

Le provocazioni di Varoufakis e i dati dell'impegno europeo per contenere gli incendi

Il sud dell’Europa sta bruciando: in Grecia continuano le evacuazioni per scappare dagli incendi, così come in Turchia, in Macedonia del nord e nei Balcani. Anche l’Italia, come mostrano le immagini dalla Calabria, è in emergenza. Secondo il nuovo, allarmante e catastrofico rapporto dell’Onu, il cambiamento climatico è irreversibile, il tempo per reagire è quasi finito, e la situazione peggiorerà. Ma intanto si cerca di controllare questa crisi. Con l’impeccabile tempismo dei populisti catastrofisti, Yanis Varoufakis, ex ministro greco che ora guida un movimento paneuropeo euroscettico (versione sinistrorsa, se questa puntualizzazione ha ancora un senso), ha chiesto un paio di giorni fa: “Dove cavolo è l’Europa?”. Il tweet continua così: gli europei “sanno solo intervenire (per esempio chiudendo le banche) per salvare i banchieri e i loro programmi di austerità? Mai per salvare la gente normale? Bruxelles, mi fai rivoltare lo stomaco”. Sotto al suo commento ce ne sono molti altri, molto duri e molto retorici, sull’assenza europea.

Dove cavolo è l’Europa? E’ impegnata nel progetto “RescEU”, lanciato nel luglio di due anni fa dalla Commissione europea in occasione degli incendi di quell’anno, che coinvolsero buona parte dell’Europa e che fecero decine di morti. Sette aerei antincendi (tra cui due Canadair spagnoli) e sei elicotteri erano il punto di partenza della flotta di RescEU: erano stati allocati da Spagna, Italia, Francia, Svezia e Croazia ed erano disponibili per chiunque ne facesse richiesta. Questa missione faceva parte del Meccanismo di protezione civile creato dall’Unione europea nel 2001 ma introduceva un elemento nuovo: fino a quel momento, qualsiasi paese poteva chiedere aiuto e gli altri paesi rispondevano su base volontaria. Alcune richieste non erano state evase. Con RescEU l’intervento è diventato obbligatorio, un esempio di come la solidarietà comunitaria a volte abbia bisogno di una spintarella per essere efficace.

Con RescEU, secondo i dati, sono arrivati in aiuto della Grecia incendiata: 2 aerei e 22 aiutanti (con varie mansioni) dalla Svezia, 2 aerei e 82 aiutanti dalla Francia, 2 aerei e 40 aiutanti da Cipro, un aereo dalla Croazia, 26 veicoli e 143 persone dalla Polonia, 23 veicoli e 112 persone dalla Romania. Il servizio di monitoraggio satellitare Copernico fornisce mappe e immagini satellitari per controllare gli incendi e preparare così le strategie d’intervento.

RescEU ha mandato anche degli aerei in Turchia (da Spagna e Croazia), dove ci sono stati danni enormi e decine di morti. Il presidente Recep Tayyip Erdogan però è stato  freddo nei confronti della solidarietà europea perché considera l’Ue e molti altri responsabili di una campagna di denigrazione nei confronti del suo governo e della gestione dell’emergenza. Erdogan ha preferito ringraziare con molta enfasi Russia, Iran e soprattutto il generoso Azerbaigian. Il capo della comunicazione del presidente, Fahrettin Altun, ha detto: “La cosiddetta campagna di aiuti organizzata all’estero è cominciata con motivazioni ideologiche con l’obiettivo di rappresentare la Turchia come un paese senza speranze, indebolendo la nostra unità nazionale. La nostra nazione è forte”. Di lì a poco è diventato virale l’hashtag del governo: #WeDontNeedHelp.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi