Foto Simon Saidi via Twitter  

Padre Maire, ucciso dall'uomo che incendiò la cattedrale di Nantes

Mauro Zanon

Emmanuel Abayisenga, rifugiato ruandese arrivato in Francia nel 2012 ha ucciso il parroco di sessant’anni che lo accoglieva nella sua comunità in Vandea

Emmanuel Abayisenga, rifugiato ruandese arrivato in Francia nel 2012, si è presentato questa mattina alla gendarmeria di Mortagne-sur-Sèvre, in Vandea, a ovest della Francia, confessando alle forze dell’ordine di aver ucciso brutalmente Olivier Maire, il parroco di sessant’anni che lo accoglieva nella comunità dei missionari monfortani di Saint-Laurent-sur-Sèvre. La Francia è sotto choc per l’assassinio di Padre Maire, a cinque anni dall’attentato islamista costato alla vita a un altro prete di provincia, Jacques Hamel, a Saint-Étienne-du-Rouvray, in Normandia.

  

Emmanuel Abayisenga, 40 anni, oggetto di un decreto di espulsione dal 2019 (Oqtf, obligation de quitter le territoire français), era già sfavorevolmente noto alle cronache dal luglio 2020 per essere stato all’origine del terribile incendio della cattedrale dei Santi Pietro e Paolo di Nantes: incendio che aveva appiccato, secondo le sue parole, per protestare contro il mancato rinnovo del permesso di soggiorno (lavorava come volontario nella diocesi, aiutando il parroco a servire la messa e svolgendo altre piccole mansioni). In seguito alla confessione, Abayisenga, era stato incriminato per “distruzione e danneggiamento da incendio” e imprigionato per diversi mesi, prima di essere rilasciato lo scorso giugno sotto controllo giudiziario in attesa del processo.

 

Diverse persone sentite dal quotidiano cattolico La Croix, avevano allertato le autorità sul suo fragile stato psichico, aggravato dal periodo trascorso in prigione, e dunque sui rischi che una liberazione seppur vigilata avrebbe potuto comportare.

 

“Padre Olivier Maire è stato assassinato, vittima della sua generosità. Era il superiore provinciale dei monfortani, la cui comunità si trova nella casa natale di San Louis-Marie Grignion a Monfort-sur-Meu”, ha twittato Nicola Guillou, delegato episcopale per l’informazione della diocesi di Rennes.

 

“Sconvolta dall’assassinio del prete in Vandea da parte del cittadino ruandese che aveva incendiato la cattedrale di Nantes lo scorso anno. La mia piena solidarietà a tutti i cattolici e in particolare alla comunità vandeana”, ha twittato Christelle Morançais, presidente in quota Républicains della regione Paesi della Loira.  

 

  

Anche il ministro dell’Interno, Gérald Darmanin, ha subito manifestato la sua solidarietà “ai cattolici del nostro paese”, annunciando il suo arrivo nel pomeriggio a Saint-Laurent-sur-Sèvre, dove terrà un punto stampa. Particolarmente orientata verso la carità e l’ospitalità, la compagnia dei missionari monfortani è presente in una trentina di paesi. La congregazione è stata fondata dal sacerdote bretone Louis-Marie Grignion de Montfort, morto nel 1716 a Saint-Laurent-sur-Sèvre, dove ha ancora sede la compagnia dei missionari monfortani e dove oggi è stato assassinato Padre Maire. In occasione del trecentenario della morte di Louis-Marie Grignion de Monfort, Olivier Maire era stato intervistato dalla rete televisiva Kto.

  

   

Lo scorso 15 luglio, La Croix aveva pubblicato una lunga inchiesta su Emmanuel Abayisenga, intitolata “Dans la tête de l’incendiaire de la cathédrale de Nantes”, ripercorrendo il suo percorso dal Ruanda alla Francia e raccontando il suo incontro con papa Francesco a Roma nel 2016. Abayisenga si trova attualmente in stato di fermo a Mortagne-sur-Sèvre. Gli inquirenti, ora, dovranno cercare di capire qual è il movente che lo ha spinto ad uccidere la persona che lo aveva accolto a braccia aperte nella sua comunità.