Gilet gialli e sovranisti di nuovo insieme contro l'Arco di Trionfo impacchettato

Mauro Zanon

Il celebre monumento di place Charles-de-Gaulle a Parigi verrà rivestito con un tessuto blu argento e corde rosse, seguendo il progetto dell'artista Christo Javacheff. L'estrema destra francese contro l'opera: "Fermate questo massacro"

“‘Impacchettare l’Arco di Trionfo’: ma è infernale! Fermate rapidamente questo massacro!”, ha twittato domenica sera Florian Philippot, ex delfino di Marine Le Pen, oggi alla guida del partito sovranista Les Patriotes. “L’Arco di Trionfo è un monumento sacro in memoria dei caduti. Non deve essere sfigurato da un sacco per le immondizie gigante”, ha attaccato con gli stessi toni polemici Damien Rieu, intellò del Rassemblement national e star della twittosfera identitaria francese. André Bercoff, giornalista-guru dei gilet gialli, si è chiesto su Twitter “chi è l’idiota che ha deciso di ricoprire l’Arco di Trionfo con un preservativo”. 


L’impacchettamento del celebre monumento di place Charles-de-Gaulle a Parigi con 25 mila metri quadrati di tessuto in polipropilene blu-argento e tremila metri di corde rosse, ossia l’opera che l’artista bulgaro naturalizzato statunitense Christo Javacheff morto nel 2020 sognava da sessant’anni, sarà realtà dal prossimo 18 settembre al 3 ottobre ma è bersaglio negli ultimi giorni di una violenta crociata da parte della destra sovranista francese. Il progetto, dopo la morte dell’artista che in Italia si è fatto conoscere al grande pubblico per i pontili galleggianti installati sul lago d’Iseo, è stato ripreso in mano dal nipote Vladimir Yavachev, accettato dal ministero della Cultura francese che gestisce i monumenti storici e  sponsorizzato dalla sindaca socialista di Parigi, Anne Hidalgo. “Trentacinque anni dopo il Pont-Neuf, uno dei più ambiziosi progetti di Christo e Jeanne-Claude (moglie dell’artista, morta nel 2009, ndr) vedrà la luce. L’Arco di Trionfo verrà impacchettato secondo la volontà di Christo che era quella di valorizzare questo monumento simbolico della nostra capitale e della nostra storia. A più di un anno dalla morte di Christo, Parigi sta portando avanti il lavoro di questo grande artista. E’ un’opportunità per dirgli ‘grazie’ e per difendere il nostro attaccamento alla creatività contemporanea”, ha dichiarato la Hidalgo. 


Philippot e gli altri esponenti della galassia sovranista considerano l’opera postuma di Christo, intitolata “L’Arc de Triomphe, Wrapped”, l’ennesimo orrore estetico firmato e finanziato da una gauche parigina “asservita” all’arte contemporanea e alle sue star. Si erano già scagliati contro la sindaca Hidalgo nel 2019 quando aveva dato il suo placet all’installazione del mazzo di tulipani giganti di Jeff Koons, “Bouquet of Tulips”, sul retro del Petit Palais. L’avevano attaccata sui costi, alimentando fake news al grido di “quanto dovranno sborsare i contribuenti?”. La risposta era “zero”, perché il progetto da 3,5 milioni di euro era stato interamente finanziato da donatori privati, tra cui Bernard Arnault, capo di Lvmh, e Xavier Niel, patron di Free. In più, Koons si era impegnato a versare l’80 per cento dei ricavi percepiti dai suoi diritti d’autore alle associazioni delle vittime degli attentati islamisti a Parigi, e il restante 20 per cento al comune per la manutenzione dell’opera. Bruno Gollnisch, membro della direzione del Rassemblement national, ci sta riprovando in questi giorni, diffondendo la fake news secondo cui i francesi dovranno mettere mano al portafoglio per sostenere i costi dell’opera: 14 milioni di euro. Peccato però che, come per ogni progetto di Christo e Jeanne-Claude, non ci sarà alcun finanziamento pubblico. L’opera verrà infatti totalmente finanziata dall’Estate Christo V. Javacheff, grazie alla vendita dei suoi lavori originali: collage, disegni preparatori, plastici, litografie e opere degli anni Cinquanta e Sessanta.