editoriali

Sui vaccini l'Ue è un modello

Redazione

Il sorpasso sugli Usa, il green pass e quel che c’è da fare per l’immunità globale

I 27 paesi dell’Unione europea hanno somministrato più dosi di vaccino ogni cento persone rispetto agli Stati Uniti, e all’inizio del mese l’Ue ha superato l’America nella percentuale di abitanti che hanno ricevuto la prima dose. Il sorpasso c’è stato, il cosiddetto ritardo europeo era temporaneo: quando lo si diceva mesi fa, si passava per ciechi europeisti negazionisti. La strategia europea ha incontrato degli ostacoli ma ha anche trovato il modo di superarli, accelerando approvvigionamenti e campagne vaccinali e non abdicando alla solidarietà globale, come invece hanno fatto il Regno Unito (che ha potuto mantenere livelli alti di vaccinazione grazie all’export dell’Ue) e gli Stati Uniti.

 

L’Ue è diventata la farmacia del mondo, anche se pochi l’hanno notato. Resta molto da fare su questo fronte: le dosi promesse ai paesi non occidentali tardano ad arrivare e questo sta creando una disparità enorme nel livello di immunizzazione globale che ha implicazioni gravi non soltanto per la sicurezza sanitaria ma anche per le possibilità di ripartenza. 

  
Ora il modello europeo viene osservato dal resto del mondo anche per altre ragioni, in particolare per l’introduzione del pass sanitario come requisito per ritornare alla normalità. I paesi anglosassoni non possono utilizzare questo strumento: non avendo nemmeno i documenti di identità, l’introduzione di un documento sanitario ha un che di estremamente rivoluzionario. Per questo hanno una struttura di incentivi, soprattutto l’America, molto elaborata: le lotterie pro vaccini per dire stanno avendo un successo straordinario. Il presidente Biden ha detto che potrebbe introdurre un premio di 100 dollari per chi si vaccina: è una mossa che registra l’esasperazione del governo americano ma che potrebbe essere utile anche altrove per spezzare le resistenze che nemmeno il green pass riesce a superare.