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In America

"Defund the police" non è stata una buona idea

Paola Peduzzi

Il tasso di omicidi è in grande aumento. L'Amministrazione Biden ha invitato i governi locali a utilizzare i fondi federali per finanziare i dipartimenti di polizia. Che ne è del movimento nato dopo l'uccisione di George Floyd? Alcuni dati e molte liti

Un ex poliziotto è davanti nel conteggio per diventare sindaco di New York; il sindaco di Minneapolis, il democratico Jacob Frey, vuole rimpolpare le forze di polizia della città; l’Amministrazione Biden ha invitato i governi locali a utilizzare i fondi federali per finanziare i dipartimenti di polizia e assumere nuovi poliziotti. Dopo un anno e poco più dall’omicidio di George Floyd da parte da un agente di Minneapolis, i democratici americani stanno andando nella direzione opposta rispetto al movimento “defund the police” (con la versione più estrema: aboliamola, la polizia) che nacque in seguito alla morte di Floyd. O almeno stanno cercando di compensare l’enfasi iniziale, perché i dati sugli omicidi e la violenza da armi da fuoco sono molto preoccupanti. Già il 2020 era stato un anno molto violento: 462 omicidi a New York, contro i 319 del 2019; 200 omicidi a Phoenix contro i 139 dell’anno predente; 499 a Filadelfia, contro i 356 del 2019. Il 2021 rischia di essere ancora peggio (i dati sono  forniti da associazioni di polizia): il primo semestre indica un tasso di omicidi più alto rispetto al 2020 ad Atlanta, Chicago, Dallas, Houston e altre città. Poi c’è Portland, in Oregon,  l’epicentro, l’estate scorsa, di uno scontro epocale tra i manifestanti e i “feds” inviati dall’allora presidente Donald Trump.

Secondo i dati locali, gli omicidi nei primi cinque mesi dell’anno sono stati sette volte di più rispetto a quelli dell’anno scorso. Sui media di destra, il caso di Portland è amplificato all’inverosimile, come a ribadire: aveva ragione Trump quando diceva che le città guidate dai liberal sono come l’Afghanistan. Ma al di là del  clamore, la preoccupazione tra i democratici è alta. Il Washington Post ha fatto uno studio comparato su molte città mettendo insieme l’intensità delle proteste contro la polizia (legate al Black Lives Matter) e le reazioni delle amministrazioni locali rispetto al finanziamento della polizia. C’è una correlazione: a Minneapolis, dove c’è stata un’alta partecipazione alle manifestazioni (77 cittadini ogni mille), il taglio dei fondi alla polizia è stato molto consistente. Al contrario, dove c’è stata una bassa partecipazione, le spese per la polizia sono aumentate. Lo studio però mostra anche un altro elemento: la temporaneità. Dove i fondi sono stati tagliati (ha impattato anche la pandemia) spesso sono stati ripristinati. Nelle rilevazioni, “defund the police” è sempre meno popolare. Un’analisi interna al Partito democratico sulla campagna elettorale del 2020 – è molto utilizzata nella selezione dei candidati per le primarie delle prossime contese – mostra che gli slogan contro la polizia sono stati una buona arma retorica per i repubblicani: ancora oggi ci sono senatori (trumpiani tendenzialmente) che rinfacciano a Joe Biden di essere il presidente che garantisce l’insicurezza, anche se lui non ha mai condiviso né appoggiato il movimento per togliere fondi alla polizia. Ma come hanno dimostrato anche le primarie per il sindaco di New York, dove la sicurezza e la riforma della polizia sono state al centro del dibattito, la frattura interna è profonda. Cori Bush, neodeputata radicale del Missouri, ha twittato: “Il nostro movimento era il cuore della mobilitazione che ci ha permesso di vincere le elezioni nel 2020. Ora i democratici conservatori vogliono bloccare i nostri progressi”. Di bloccato intanto c’è il processo per avere una legge sul controllo delle armi da fuoco, l’altro aspetto che spiega dell’aumento della violenza nelle città americane.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi