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Sull'immigrazione

“Frontex non svolge con efficacia le sue mansioni”

Arriva il rapporto della Corte dei Conti sull'operato della missione istituita nel 2016. Leo Brincat, membro della Corte, ci dice quali sono i "rischi reali" (e non si riferisce ai diritti umani)

David Carretta

Già sotto accusa per il presunto coinvolgimento nei respingimenti illegali in Grecia e la collaborazione con la guardia-costiera in Libia, messa sotto indagine dall'Ufficio contro le frodi per le spese nel suo quartier generale a Varsavia, Frontex ha subìto un altro colpo dopo che la Corte dei conti dell'Unione europea ha pubblicato un rapporto in cui accusa l'agenzia di non esercitare in modo efficace i suoi compiti nella gestione delle frontiere esterne.

 

“Frontex non svolge con efficacia le sue mansioni”, dice al Foglio Leo Brincat, membro della Corte dei conti responsabile del rapporto sugli aspetti operativi del mandato che era stato affidato da Commissione e governi nel 2016, comprese le sfide dei flussi migratori e la criminalità transfrontaliera. I giudici contabili dell'Ue hanno guardato anche alle ripercussioni sul nuovo mandato adottato nel 2019, dopo la decisione di trasformare Frontex in un'agenzia dotata di 10 mila guarda-frontiere e guardia-coste con un bilancio da 900 milioni di euro l'anno.

 

“Frontex sarà presto l'agenzia più grande dell'Ue, con il numero più grande di funzionari”, spiega Brincat. Con i suoi problemi operativi attuali “ci sono rischi reali” che non sia in grado di svolgere in modo adeguato il nuovo mandato. “Durante il Covid molti avevano l'impressione che il problema migratorio stesse diminuendo. Forse è così. Ma ora le pressioni migratorie stanno aumentando. Non serve un audit per vederlo. Se Frontex non ha la casa in ordine, con questo potenziale aumento (dei flussi) le cose possono peggiorare”, avverte Brincat.

 

Il rapporto della Corte dei conti dell'Ue non affronta le presunte violazioni dei diritti umani che avrebbero coinvolto Frontex (c'è già stata una relazione critica sulla politica degli hotspot nel 2019 e ce ne sarà una nuova sui rimpatri dell'Ue il prossimo settembre). I conti dell'agenzia vengono verificati dai giudici contabili su base annuale (il Parlamento europeo ha rifiutato di approvare il bilancio consuntivo del 2019). Il mandato per questo rapporto era limitato agli aspetti operativi dell'agenzia. Il giudizio è decisamente negativo. La Corte dei conti dell'Ue ha rilevato lacune e incoerenze nel quadro che disciplina lo scambio delle informazioni, il che ostacola la capacità di Frontex e degli stati membri di monitorare le frontiere esterne e di reagire quando necessario. “Quando parliamo della capacità di sorveglianza della frontiera, malgrado l'evoluzione di Frontex, non c'è alcuna uniformità tecnica tra gli stati membri”, spiega Brincat.

 

Inoltre, secondo i giudici contabili, le attività di analisi dei rischi e di valutazione delle vulnerabilità non sono sempre basate su dati completi e di buona qualità. La Corte dei conti denuncia la mancanza di una rendicontazione sull’efficienza e sui costi. Frontex comunica ampiamente sulle attività che svolte, ma raramente analizza la propria performance o l'impatto delle sue attività, né fornisce informazioni sul costo reale delle operazioni. “L'ultimo audit esterno risale al 2015 e siamo nel 2021”, dice Brincat, sottolineando che il problema è “di checks and balances e di monitoraggio. Se non hai le misure per fare le verifiche necessarie, allora non puoi anticipare i problemi”.

 

Tra le righe del rapporto della Corte dei conti dell'Ue, Frontex appare come un gigante con i piedi di argilla perché costruito per dare una risposta politica alla crisi dei migranti, senza tenere conto delle esigenze reali e delle conseguenze. Il nuovo regolamento che disciplina l’operato di Frontex approvato nel 2019, non è stato corroborato da alcuna valutazione di impatto preliminare. La dotazione finanziaria di 900 milioni l’anno è stata decisa senza accertare di cosa abbia bisogno Frontex per espletare il nuovo mandato e senza valutarne l’impatto sugli stati membri. Brincat porta un esempio: i guardia-frontiere e guardia-coste degli stati membri “migrano” verso Frontex “a scapito dei corpi nazionali”. A volte si tratta dei funzionari “più bravi”. Il gigante alla fine potrebbe rendere più fragile la gestione delle frontiere da parte degli stati membri.

 

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