Editoriali

L'Ue ancora più vicina a Biden sulla Cina

Redazione

Dopo sanzioni e accuse, Bruxelles mette nel congelatore l’accordo con Pechino 

La Commissione europea ha sospeso, per ora, gli sforzi per ratificare l’accordo sugli investimenti tra Unione europea e Cina. E’ una notizia importante, perché su quell’accordo (il Cai, Eu-China Comprehensive Agreement on Investment) c’erano state molte polemiche. Ieri all’agenzia Afp Valdis Dombrovskis, commissario europeo per gli Affari economici, ha detto: “Abbiamo per il momento sospeso alcuni sforzi di sensibilizzazione politica da parte della Commissione, perché è chiaro che nella situazione attuale, con le sanzioni dell’Ue contro la Cina e le controsanzioni cinesi, anche contro membri del Parlamento europeo, l’ambiente non favorisce la ratifica dell’accordo”.

 

A spingere per concludere i negoziati del Cai, che erano andati avanti per 7 anni, era stata la Germania di Angela Merkel. Il 31 dicembre del 2020 era stato celebrato l’accordo di massima, poi il trattato ha iniziato il suo percorso di verifiche legali e linguistiche a Bruxelles. Alla fine di questa fase – di sicuro non prima di luglio di quest’anno – avrebbe dovuto essere calendarizzata la sua votazione al Parlamento europeo, dove la maggioranza però ha già dichiarato di essere contraria, o ha chiesto più tempo. Già prima dell’accelerazione di dicembre di Berlino, l’Amministrazione Biden, non ancora insediata, aveva espresso dubbi sull’accordo. Ma è soprattutto nelle ultime settimane che è cambiato l’approccio europeo: le controsanzioni economiche di Pechino contro parlamentari, analisti e accademici europei hanno aumentato lo scetticismo, poi la visita del segretario di stato Antony Blinken ha contribuito ad allontanare anche la Commissione dal cosiddetto “modello Merkel” – quello del: solo con l’engagement economico si può portare la Cina ai nostri standard. Alexander Stubb, ex primo ministro della Finlandia ed ex ministro delle Finanze, vicepresidente della Bei, dice al Foglio che tra l’America e la Cina l’Ue dovrebbe porsi come entità terza, con dei limiti: “Al 75 per cento cooperazione transatlantica, 25 cooperazione con la Cina”.

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