Curve d'apprendimento

Calma e vaccinatevi. La via dei media inglesi con AstraZeneca

I giornali, le parole dei consiglieri scientifici del governo e la gestione della sfiducia rispetto ai vaccini segnano ancora una volta una grande frattura culturale tra l'Unione europea e gli inglesi

Paola Peduzzi

Il Telegraph ha fatto l’operazione più efficace: ha intervistato la sorella di quello che è considerato il primo morto per una trombosi forse collegata al vaccino (l’aveva fatto due giorni prima). Dice: “Nonostante quel che è accaduto alla nostra famiglia, siamo convinti che tutti debbano fare la prima e la seconda dose di AstraZeneca. Dal punto di vista emotivo, siamo furiosi. Siamo addolorati. Ma in realtà non c’è nulla di cui essere davvero furiosi. Mio fratello è stato solo estremamente sfortunato”

Il Regno Unito non ha molte alternative, a questo punto della sua campagna vaccinale, e deve minimizzare i rischi di AstraZeneca e continuare a ripetere, come fa il premier Boris Johnson: vaccinatevi, non abbiate paura. Per di più ha modificato la somministrazione di AstraZeneca a una fascia d’età – i minori di trent’anni – che da questa parte della Manica sembra fantascienza (vi preoccupate già dei ventenni?) e comunque non è  considerata una fascia a rischio: un conto è dire che non darai AstraZeneca ai giovani, un altro è farlo con i sessantenni, soprattutto dopo che sono mesi che non sai deciderti se i rischi sono più alti sopra o sotto la soglia dei 60.
Fatte le dovute differenze,  i media inglesi, le parole dei consiglieri scientifici del governo e la gestione della sfiducia rispetto ai vaccini segnano però ancora una volta una grande frattura culturale tra l’Unione europea e gli inglesi.

 

I giornali del giorno in cui si commentava la decisione della restrizione nella somministrazione di AstraZeneca sono esemplificativi: il Sun ha messo “0,000095 per cento” grosso e in rosso e ha scritto “la piccolissima possibilità di una trombosi fatale dopo il vaccino AstraZeneca”. Il Mail scrive  “Keep calm and carry on jabbing”, calma e vaccini che forse è lo slogan più efficace che ci sia. Il Telegraph ha fatto l’operazione  più efficace: ha intervistato la sorella di quello che è considerato il primo morto per una trombosi forse collegata al vaccino (l’aveva fatto due giorni prima). Dice: “Nonostante quel che è accaduto alla nostra famiglia, siamo convinti che tutti debbano fare la prima e la seconda dose di AstraZeneca. Dal punto di vista emotivo, siamo furiosi. Siamo addolorati. Ma in realtà non c’è nulla di cui essere davvero furiosi. Mio fratello è stato solo estremamente sfortunato”.

 

Questi sono giornali vicini al governo, quindi sentono  una responsabilità quasi patriottica  nei confronti della campagna vaccinale (sono gli stessi che hanno massacrato l’Ue, storpiando e irridendo la sua leadership: i bulli inglesi insomma), ma anche il sinistrorso Guardian, che pure sottolinea un problema di fiducia con il vaccino AstraZeneca, è molto cauto, utilizza le parole del consigliere scientifico del governo, che dice di non preoccuparsi per i rischi sanitari, semmai ci potrà essere un piccolo ritardo per gli under 30. Cioè non parla di malattie ed effetti collaterali, piuttosto della necessità di spostare un pochino più avanti la data della propria exit personale dalla pandemia.

 

L’anno scorso siamo stati per mesi attaccati alle curve comparate del contagio: ora potremmo fare lo stesso confrontando le  campagne di vaccinazione in giro per il mondo. Non si tratta solo di mettere i numeri in fila, non si tratta solo di schiattare di invidia o di rovesciarci addosso colpe e inettitudini varie: sono curve di apprendimento, aiutano a prepararsi e a non alimentare un panico che poi non si sa gestire.

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  • Paola Peduzzi
  • Scrive di politica estera, in particolare di politica europea, inglese e americana. Tiene sul Foglio una rubrica, “Cosmopolitics”, che è un esperimento: raccontare la geopolitica come se fosse una storia d'amore - corteggiamenti e separazioni, confessioni e segreti, guerra e pace. Di recente la storia d'amore di cui si è occupata con cadenza settimanale è quella con l'Europa, con la newsletter e la rubrica “EuPorn – Il lato sexy dell'Europa”. Sposata, ha due figli, Anita e Ferrante. @paolapeduzzi