Il gollista Michel Barnier, ex capo negoziatore dell’Ue per la Brexit (LaPresse) 

c'è traffico a destra

I gollisti che vogliono rompere il duopolio Macron-Le Pen

Mauro Zanon

Chi sono Michel Barnier e Édouard Philippe. Non è vero che la finale delle presidenziali del 2022 è già scritta. La Francia tra posizioni e ripicche

Non è vero che la finale delle presidenziali francesi del 2022 è già scritta, che sarà la partita di ritorno tra Emmanuel Macron e Marine Le Pen, che sarà ancora macronismo vs lepenismo, fronte repubblicano contro fronte nazionale. O almeno è quanto credono gli entourage di Michel Barnier e di Édouard Philippe, rispettivamente ex capo negoziatore dell’Ue per la Brexit ed ex primo ministro di Macron, entrambi appartenenti a quella destra gollista, Les Républicains (Lr), che ha voglia di tornare ai fasti di un tempo, quando si chiamava Ump, troneggiava all’Eliseo ed era alla guida della maggior parte delle regioni del paese. 

 

A destra c’è molto traffico in questo momento: c’è Xavier Bertrand, presidente della Regione Hauts-de-France, che ha appena ufficializzato la sua candidatura per il 2022; c’è David Lisnard, sindaco di Cannes iconoclasta e in piena ascesa; e c’è pure François Baroin, ex ministro dell’Economia di Nicolas Sarkozy e attuale presidente dell’Associazione dei sindaci francesi, che piace molto alla base e agli eletti Lr della Francia profonda. Ma se ci sono due nomi che hanno la forza di sparigliare le carte in vista delle prossime presidenziali sono quelli di Barnier e Philippe. 

 

L’ex “Monsieur Brexit” è da fine 2020 che va ripetendo di essere pronto, di avere “ancora la stessa capacità di entusiasmo e di indignazione” di quando fu eletto per la prima volta come consigliere generale nel dipartimento della Savoia, e che la droite in cerca di un candidato credibile per non essere ancora mera spettatrice ha un dovere: “Essere quella forza di equilibrio di cui il paese ha bisogno, preparare un progetto alternativo e federatore, capace di riunire e puntare sul collettivo, lavorando anche con gli altri, quelli che vengono dal centro e da altri schieramenti”. Per Barnier, un presidenziabile deve saper parlare a tutti e in particolar modo a quelli che hanno avuto la tentazione di votare per l’estrema destra o per l’estrema sinistra. “Nicolas Sarkozy nel 2007 era riuscito a farlo, portando numerosi francesi dalla parte della destra repubblicana. Credo sia nuovamente possibile e necessario”, ha detto Barnier in un’intervista al gruppo editoriale Ebra.

 

Patriota e europeo” sono i due pilasti che lo definiscono, perché Lr, se vuole vincere, deve intraprendere il cammino europeista e stare lontano dalle tentazioni ingannevoli del sovranismo, sostiene l’ex commissario europeo per le Politiche Regionali durante la Commissione Prodi. “Patriota e europeo” è anche il nome del gruppo di lavoro che ha lanciato a febbraio all’Assemblea nazionale. “I francesi hanno bisogno di libertà e allo stesso tempo di protezione, che non significa protezionismo”, spiega Barnier, desideroso di “dare una risposta al sentimento popolare, che non bisogna confondere con il populismo”. 

 

 

 

A destra, chi vanta un’aura di autorevolezza e saggezza, dopo i suoi anni a Matignon da capo dell’esecutivo, è anche Édouard Philippe. Il pupillo di Alain Juppé si è dimesso lo scorso luglio da premier ed è tornato a fare il sindaco a Le Havre, il suo feudo elettorale. Ha provato a essere il più discreto possibile, a non interferire troppo nel dibattito politico, ma negli ultimi giorni è uscito allo scoperto: al settimanale Point ha detto che gli piace molto “essere ai posti di comando” e su France 2 ha rivendicato la sua “grande libertà di tono e di pensiero”. Il pretesto per questo ritorno mediatico è la pubblicazione del libro “Impressions et lignes claires”, scritto a quattro mani con il fedelissimo consigliere Gilles Boyer e dedicato ai suoi anni trascorsi a Matignon. Secondo quanto raccontato ieri dal Monde, il “gioco ambiguo” di Philippe sta irritando molto i macronisti. Per Aurélien Taché, ex deputato della République en marche, “può essere l’Emmanuel Macron di Emmanuel Macron”. La politica francese, si sa, è da sempre teatro di parricidi e tradimenti clamorosi. E per chi ama i messaggi nascosti, basta dare un’occhiata al titolo del romanzo che sta leggendo ora Philippe: “Vaincre à Rome”, vincere a Roma. “E’ la storia di una maratona”, ha detto al Point l’ex primo ministro. Anche lui, presto, potrebbe intraprenderne una.