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editoriali

Prove di Nazareno spagnolo

Sánchez non ha bisogno di Podemos e parla con i popolari di nomine rilevanti

Il Partito socialista (Psoe), al governo, e il Partito popolare (Pp), all’opposizione, si sono accordati per il rinnovo del Consiglio di amministrazione di Rtve, la radiotelevisione pubblica spagnola. E’ la prima “larga intesa” della legislatura iniziata un annetto fa con il varo del governo guidato dal socialista Pedro Sánchez. Ma in Spagna si stanno negoziando altre nomine che riguardano istituzioni importanti: il Tribunale supremo, la Corte dei conti, l’Agenzia per la protezione dei dati, il Difensore civico nazionale e, soprattutto, il Consiglio generale del potere giudiziario, che corrisponde al Csm italiano (al quale è ispirato) e che va rinnovato con urgenza, visto che il suo mandato è scaduto da più di due anni. I popolari ora dicono che l’accordo su Rtve è stato solo tra Psoe e Pp, i socialisti (più verosimilmente) che è stato tra Psoe, Pp, Podemos e Partito nazionalista basco. E proprio la presenza di membri vicini a Podemos nel Consiglio generale del potere giudiziario è il nodo più difficile da sciogliere (il Pp non li vuole, ma probabilmente ci saranno).

  

Da questo ciclo di nomine l’immagine di solidità della leadership di Sánchez dovrebbe avere solo da guadagnare. Infatti, il junior partner di governo, Podemos, ha ormai poca leva di ricatto sul premier che, dopo aver ottenuto il “sì” alla Finanziaria, non ha più un bisogno vitale dei voti di Pablo Iglesias in Parlamento. E il Pp, per allontanarsi dalla pressione esercitata dall’estrema destra di Vox (e anche dai processi che lo coinvolgono), ha urgente volontà di riaccreditarsi come l’altro grande elemento nazionale del bipartitismo spagnolo. Da parte sua, Sánchez ha detto che c’è bisogno di un centrodestra “importante e forte”, che contrasti “la crescita dell’ultradestra” e che “il Pp ha un ruolo nella democrazia spagnola”. E sono parole, queste, di chi si sente nella posizione di distribuire le carte.