Foto di Olivier Hoslet, Pool via AP  

La Polonia minaccia di far saltare il Recovery Fund

David Carretta

Il primo ministro di Varsavia, Mateusz Morawiecki, è contrario all'introduzione di un meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto

Dopo l'Ungheria di Viktor Orbán , anche la Polonia minaccia di porre il veto al bilancio 2012-27 da 1.074 miliardi dell'Unione europea e al Recovery fund da 750 miliardi per la sua opposizione all'introduzione di un meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. In una lettera inviata alla cancelliera tedesca Angela Merkel il 9 novembre, il primo ministro di Varsavia, Mateusz Morawiecki, ha annunciato di "non vedere possibilità di ratifica del bilancio nel parlamento polacco". La motivazione? L'accordo raggiunto tra la presidenza tedesca dell'Ue e il Parlamento europeo sul meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto, che permetterebbe di tagliare i fondi comunitari ai paesi che non rispettano principi fondamentale come l'indipendenza della giustizia. Nella lettera - di cui il Foglio è entrato in possesso - il premier polacco scrive che "qualsiasi meccanismo discrezionale che sia basato su criteri arbitrari e politicamente motivati non può essere accettato". Secondo il governo polacco, l'intesa tra la presidenza tedesca dell'Ue e il Parlamento europeo darebbe alla Commissione "un diritto unilaterale di imporre sanzioni finanziarie", sulla base di "motivazioni puramente politiche". Nella lettera, indirizzata per conoscenza alla presidente della Commissione Ursula von der Leyen, Morawiecki dice esplicitamente che “le nostre ambiziose decisioni di bilancio” di luglio sul quadro finanziario pluriennale e sul Recovery fund “in pratica possono saltare”.

  

Un primo momento della verità è atteso la prossima settimana, quando la presidenza tedesca dell'Ue dovrebbe sottoporre agli ambasciatori dei 27 l'accordo raggiunto con il Parlamento europeo sul quadro finanziario pluriennale e il meccanismo di condizionalità sullo stato di diritto. Se sul secondo provvedimento la decisione è a maggioranza qualificata, sul primo occorre l'unanimità. Inoltre, governi e parlamenti nazionali possono bloccare (con le ratifiche) la cosiddetta decisione sulle risorse proprie, che serve alla Commissione per andare sui mercati e indebitarsi per finanziarie il Recovery fund. Lo scorso fine settimana era stato Viktor Orbán a minacciare il veto dell'Ungheria su tutto il pacchetto. "Anche se l'Ungheria è impegnata a favore della cooperazione, alla luce degli ultimi sviluppi non può fornire l'unanimità richiesta per il pacchetto adottato in luglio", aveva scritto Orbán in una lettera a Merkel, von der Leyen e al presidente del Consiglio europeo, Charles Michel. La missiva di Morawiecki lascia spazio a più ambiguità. Il premier polacco non sembra intenzionato a bloccare il pacchetto in Consiglio, ma a lasciare la decisione al Parlamento di Varsavia. In una frase che lascia margini al negoziato, Morawiecki chiede che “i diritti degli stati membri siano rispettati”.

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