Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Quando Macron protesta sulla Libia

Redazione

Suona come uno che si è fatto fregare dai turchi al suo stesso gioco

Quando il generale libico Haftar ha gettato nella spazzatura anni di negoziati, ha attaccato Tripoli e ha fatto ricominciare la guerra civile, il presidente francese Emmanuel Macron non ha protestato. Quando gli Emirati Arabi Uniti hanno portato un volume enorme di armi in Libia per aiutare Haftar in violazione della risoluzione delle Nazioni Unite del 2011 che lo vieta e hanno bombardato con i droni le forze di Tripoli, il presidente francese Emmanuel Macron non ha protestato. Quando i russi hanno mandato in Libia i mercenari della compagnia Wagner e decine di sistemi antiaereo (e quando un drone italiano e un drone americano sono stati abbattuti mentre sorvolavano la Libia), il presidente francese Emmanuel Macron non ha protestato. Quando per quattordici mesi è sembrato che l’aggressore Haftar avesse qualche speranza di vincere la guerra civile, prendere la capitale Tripoli, incoronarsi uomo forte e distribuire ricompense agli amici, come Egitto, Francia, Emirati e Russia, il presidente francese Emmanuel Macron non ha protestato. Poi però la Turchia è intervenuta e Haftar ha perso. “La Turchia ha una responsabilità storica e criminale in Libia”, ha detto Macron.

 

Sarà, ma il presidente francese suona piuttosto come qualcuno che ha perso una scommessa perché non si aspettava che a una canagliata ci fosse qualcuno che rispondesse canaglia e mezza. La Francia di Macron vuole un’Europa forte e l’europeismo in forma smagliante, ma ha impedito che l’Europa avesse una posizione unica e uno straccio di politica estera su una questione importante come la guerra in Libia. Certo, non era in prima fila a combattere, c’erano altri, ma tifava sottovoce Haftar e vedeva nella guerra libica un mezzo per avanzare i propri interessi nazionali. Ora è come se dicesse a Erdogan: “Vergognati, hai barato meglio di me!”.

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