Emmanuel Macron (foto LaPresse)

Perché Macron si prepara a una domenica elettorale dolorosa

Mauro Zanon

La disastrosa campagna elettorale di En Marche rischia di avere effetti negativi anche al di fuori di Parigi

Parigi. “La discesa agli inferi di En Marche a Parigi”, scrive Les Echos, riavvolgendo il nastro della disastrosa campagna elettorale macronista nella capitale francese. Ma il rischio per Lrem è quello di un dramma nazionale, e non solo parigino, al secondo turno delle elezioni municipali che si terrà domenica, a tre mesi e mezzo dal primo. Strasburgo è l’unica grande città dove Lrem può salvare la faccia – soltanto perché gli ecologisti bisticciano a più non posso con i socialisti, e il candidato di Macron, Alain Fontanel, si è associato con Jean-Philippe Vetter dei Républicains (Lr). Per il resto, è la cronaca di una Bérézina annunciata, di un fallimento in termini di strategia e di uomini che avevano annunciato l’ondata macronista, e invece, a causa di scelte sbagliate, hanno ringalluzzito i socialisti e i gollisti, le famiglie storiche della Cinquième République.

 

Stanislas Guerini, delegato generale di Lrem, è il volto di questo tracollo ormai inevitabile, tanto che tutti nella macronia dicono “vivement lundi”, non vediamo l’ora che passi questa maledetta domenica. Guerini non si è mai mostrato all’altezza della grande sfida che attendeva Lrem, quella di diffondere il macronismo nella Francia profonda, l’implantation locale, oltre la sinistra e oltre la destra, di un partito considerato troppo parigino e troppo fighetto. “Il est sympa”, dicono tutti, ma non basta essere simpatico e aver lavorato con Dominique Strauss-Kahn per essere il presidente del partito di governo. “Lrem è un battello ubriaco”, afferma un parlamentare della macronia, assai pessimista sul futuro. C’è una guerra interna tra la corrente gueriniana e quella di Pierre Person, giovane molto ambizioso e attuale vice presidente di Lrem. E c’è la mancanza di una linea ideologica chiara. Oggi, gli elettori della provincia francese non sanno ancora bene cosa sia il macronismo: il presidente ha provato a farlo quando ha organizzato il Grand débat, ma nessuno all’interno di Lrem è stato in grado di continuare il suo lavoro di pedagogia. “Prenderemo una sculacciata”, commenta sconsolato un responsabile di Lrem, “perché saremo giudicati sulla base del risultato ottenuto nelle prime dieci città e a Parigi”.

 

Oltre alla capitale, partita male con la divisione tra Griveaux e Villani, e finita peggio, con scandalo sessuale e candidata tappabuchi, il colpo di grazia è arrivato con il tradimento, a Lione, di Gérard Collomb, ex ministro dell’Interno. Per mantenere il suo impero e contrastare il candidato ecologista, Collomb ha accettato il corteggiamento di Laurent Wauquiez, esponente dell’ala identitaria dei Républicains con idee opposte ai valori europeisti e liberali di Lrem. A Bordeaux, il candidato macronista si è alleato con quello di Lr per proteggere il feudo di Alain Juppé dall’assalto della gauche, mentre a Marsiglia la macronia è tagliata fuori da tutto. Guerini spera di eleggere 10mila consiglieri comunali al termine dello scrutinio di domenica, ma a prescindere dal risultato ci sarà una rivoluzione. Secondo le informazioni del Foglio, l’attuale boss di Lrem potrebbe trovare uno strapuntino nel governo dopo il rimpasto che verrà annunciato nell’immediato post elezioni: un modo per Macron di liberarsi della sua figura poco consensuale, e lanciare l’operazione di rinnovamento del partito.

 

Sempre secondo le nostre informazioni, la sorte di Edouard Philippe verrà decisa martedì prossimo. Per una frangia di Lrem, una figura così popolare è meglio averla al governo che fuori, per gli altri marcheurs, la maggioranza, Philippe è una presenza ingombrante, che inizia a fare troppa ombra a Macron, dunque meglio allontanarlo per l’ultimo sprint del quinquennio. Anche il destino di Christophe Castaner sembra ormai segnato, e al suo posto, al ministero dell’Interno, potrebbe sbarcare Gérald Darmanin, attuale titolare delle Finanze, dove si è fatto molto apprezzare. La scelta di Darmanin confermerebbe la virata a destra dell’inquilino dell’Eliseo intrapresa durante le elezioni amministrative e accentuata dall’influenza crescente di François Bayrou, leader del Modem, nella maggioranza parlamentare. L’alleanza Lrem-Lr in vari comuni potrebbe avere delle ripercussioni a livello nazionale dopo le amministrative, così come l’unione tra la gauche e gli ecologisti. Macron e i suoi fedelissimi hanno fretta di voltare pagina e di dimenticare questi dodici mesi complicati. “En marche vers la raclée”, ha titolato con perfidia il Canard enchaîné. In cammino verso la batosta.

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