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Un altro calo della disoccupazione incoraggia Macron a continuare le riforme

In Francia, la riforma del mercato del lavoro, oggetto nel 2017 di proteste veementi da parte dei sindacati e della sinistra giacobina, continua a produrre i suoi frutti. Secondo i dati pubblicati ieri dell’Insee, il tasso di disoccupazione è sceso nel secondo trimestre all’8,5 per cento rispetto all’8,7 del precedente. Si tratta del livello più basso di disoccupazione dalla fine del 2009, ossia dai tempi del Sarkozy liberale. In un anno, è stato registrato un calo dello 0,6 per cento, e secondo le stime dell’Insee la disoccupazione potrebbe scendere all’8,3 alla fine del 2019, raggiungendo il suo livello più basso dalla fine del 2008.

 

I numeri danno ragione a Macron, e anche i più critici ammettono che le sue ricette stanno funzionando. “E’ un calo assai robusto. Il 7 per cento (livello di disoccupazione nel 2007, ndr) è certamente a portata di mano”, ha dichiarato l’economista Bertrand Martinot, sottolineando la tendenza positiva impressa da Macron. Il suo predecessore, Hollande, aveva promesso durante tutto il quinquennio di “invertire la curva della disoccupazione”, ma quella frase, pronunciata come un mantra in ogni discorso pubblico, divenne poi la sua tomba, dato che non ci fu alcun miglioramento dell’occupazione. L’attuale inquilino dell’Eliseo, invece, è riuscito a invertirla perché ha sfidato la tradizione colbertista della Francia, e ora può utilizzare i risultati positivi della liberalizzazione del mercato del lavoro come un volano per proseguire sulla strada delle riforme.

 

Al rientro dalle vacanze a Brégançon e dal G7 a Biarritz, Macron è atteso al varco dai sindacati per la delicata riforma delle pensioni, con la quale vorrebbe riunire in un unico regime pensionistico i 42 regimi speciali di oggi, e innalzare l’età pensionabile di due anni (da 62 a 64). La finestra di tiro delle riforme, si sa, è molto breve in un quinquennio. I dati positivi sull’occupazione, dunque, rappresentano per Macron un’opportunità perfetta per portare avanti il suo riformismo.